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Mafia, processo Montagna “vola” in trasferta per sentire il pentito Quaranta

E’ ripreso questa mattina, davanti i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato con a latere Alessandro Quattrocchi e Giuseppa Zampino, il processo che segue il rito ordinario scaturito dalla maxi operazione antimafia “Montagna” che, nel gennaio 2016, ha di fatto smantellato l’intero neonato omonimo mandamento. Sul banco degli […]

Pubblicato 5 anni fa

E’ ripreso questa mattina, davanti i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato con a latere Alessandro Quattrocchi e Giuseppa Zampino, il processo che segue il rito ordinario scaturito dalla maxi operazione antimafia “Montagna” che, nel gennaio 2016, ha di fatto smantellato l’intero neonato omonimo mandamento. Sul banco degli imputati siedono sei persone tra cui l’ex sindaco di San Biagio Platani Santo Sabella, difeso dagli avvocati Mormino e Gaziano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Il processo riprendeva per continuare l’escussione dei primi testi chiamati a deporre dal pubblico ministero della Dda di Palermo Alessia Sinatra. Dopo aver sentito un luogotenente dei carabinieri che ha avuto un ruolo chiave nello stilare l’informativa a base dell’operazione e alcuni componenti della famiglia Milioti questa mattina è stata la volta di un imprenditore di Santo Stefano Quisquina, la cui ditta si è aggiudicata i lavori degli archi di pane di San Biagio Platani, e del fratello di Vincenzo Cipolla, imputato nel filone dell’abbreviato, anche lui imprenditore edile. 

Quest’ultimo ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Più impegnativo, invece, l’esame del primo testimone: tra ricorrenti non ricordo e qualche momento di “frizione” il teste ha ripercorso i passaggi salienti che gli hanno permesso di vincere la gara d’appalto per un valore di circa 100 mila euro nell’ambito della festività degli Archi di Pane. 

Al termine dell’udienza si è stabilito un itinerario che vedrà irrompere nel processo l’ultimo collaboratore di giustizia della mafia agrigentina, il favarese Giuseppe Quaranta. Quest’ultimo, come richiesto in aula dal sostituto procuratore Alessia Sinatra, verrà interrogato dal vivo in un’aula bunker ancora da individuare. Sicuramente non Agrigento e neanche Palermo bensì una sede da Roma a salire per garantire tutte le misure di sicurezza che il caso impone. 

Si torna in aula il 20 settembre per ultimare i dettagli dell’audizione di Giuseppe Quaranta. 

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