Mafia, sequestrati 300 mila euro a membro del clan di Borgo Vecchio
Si tratta di Michele Siragusa, 78 anni, ritenuto dagli investigatori esponente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio
Beni per un valore complessivo di circa 300mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Palermo a Michele Siragusa, 78 anni, ritenuto dagli investigatori esponente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. I sigilli sono scattati per quattro immobili, un bar, un negozio di mobili, 5 conti correnti e 3 carte prepagate.
Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura. Condannato nel 1999 a 6 anni e 6 mesi di reclusione per associazione mafiosa in relazione a fatti commessi sino al 1982, nel 2011 Siragusa è stato colpito da un’ulteriore sentenza di condanna a 8 anni e 10 mesi per associazione mafiosa e tentata estorsione, in quanto ritenuto “soggetto di notevole calibro in grado di garantire l’efficienza dell’attività estorsiva in pregiudizio delle imprese locali e alla raccolta del denaro provento da tale settore, funzionale al mantenimento in vita dell’intera organizzazione criminale”.
Detenuto dal 1997 al 2007 e dal 2008 al 2014, una volta tornato in libertà, avrebbe intrapreso una serie di attività economiche intestandole a prestanome per eludere l’applicazione delle misure di prevenzione. Per questo motivo nel 2020 è stata emessa una nuova sentenza di condanna non ancora irrevocabile. Gli accertamenti economico patrimoniali, svolti dagli specialisti del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo – Gico, insieme ai finanzieri della sezione di Polizia giudiziaria, avrebbero evidenziato una significativa sproporzione, pari ad oltre 471mila euro, tra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati nel tempo. Il Tribunale, quindi, ha ritenuto che gli immobili acquistati, le attività economiche avviate e le giacenze sui rapporti bancari”, incompatibili con “l’accumulo di risparmi leciti” nella disponibilità dell’uomo, rappresentino “il frutto delle attività illecite esercitate o il reimpiego dei relativi proventi”.