Apertura

“Operazione Sipario”, colpo al clan Cappello: 22 misure e 34 indagati

Gli investigatori contestano estorsioni nei confronti di imprenditori e artisti catanesi, corruzione di pubblici ufficiali e trasferimento fraudolento di valori

Pubblicato 3 anni fa

Militari della guardia di finanza di Catania stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 22 persone, (di cui 2 destinatari di custodia cautelare in carcere, 5 destinatari degli arresti domiciliari, 3 dell’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria e 12 della misura interdittiva del divieto di esercizio dell’attività commerciale),  nell’ambito di un’inchiesta antimafia della Dda della Procura etnea contro il clan ‘Cappello-Carateddi’ in cui sono vittime imprenditori ed artisti.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, corruzione, falso in atto pubblico, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione elettorale, estorsioni ed intralcio alla giustizia. Per quest’ultime due accuse e’ contestata anche l’aggravante di avare favorito la mafia.

Complessivamente sono 34 le persone indagate. Nell’ambito dell’operazione denominata ‘Sipario‘, che vede impegnati 70 militari delle Fiamme gialle, basata su indagini del nucleo di Polizia economico finanzaria (Pef) della guardia di finanza di Catania, sono state sequestrate quote sociali e patrimoni di tre societa’ del capoluogo etneo operanti nel settore dei bar e della ristorazione, per un valore complessivo stimato in circa 5 milioni di euro.

I soggetti destinatari dell’ordinanza:

misure cautelari personali in carcere: Buda Orazio e Massari Maur;
misura cautelare degli arresti domiciliari: Castorina Giuseppe, La Rosa Maurizio, Campisi Francesco, Longhitano Giuseppe e Topazio Attilio;
-misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria:
Famà Fabio, Famà Santo Giovanni, Vita Antonio;
misura interdittiva dell’attività imprenditoriale: Buda Santo Alessio, Businskiene Irena, Carlino Francesco, Coco Vincenza, Fisichella Pietro Benedetto Sebastiano, Gerbino Rosario, Gregorio Monica, Marletta Rosario, Papa Cristian, Privitera Angela, Toscano Fortunata e Caruso Monica.

Le Indagini

Nel dettaglio, le indagini, svolte dagli appartenenti al Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania, hanno riguardato il clan Cappello e le relative attività estorsive oltre che le infiltrazioni nel tessuto economico della città.

Le indagini condotte dalle unità specializzate del GICO di Catania, hanno consentito di monitorare l’attività  di Orazio Buda, particolarmente legato al gruppo di Privitera Orazio, esponente di vertice del clan Cappello/Carateddi, per conto del quale clan il Buda  ha, tra l’altro, provveduto in modo costante e intenso al reimpiego del denaro provento di delitti in attività commerciali affermate sul territorio e fittiziamente intestate a soggetti terzi  al fine di schermare la riconducibilità allo stesso e al clan delle attività economiche.

Le indagini hanno altresì permesso di accertare come Buda abbia posto in essere numerosi atti estorsivi a danno di privati cittadini, imprenditori catanesi operanti nei settori dei trasporti e nei confronti di un noto e premiato pittore siciliano, dal quale Buda pretendeva l’elargizione di opere, alcune delle quali destinate a pubblici funzionari al fine di tessere rapporti relazionali utili per perseguire finalità illecite; altre destinate ad arredare alcuni degli esercizi commerciali riconducibili a Orazio Buda.

Nell’ambito delle indagini è inoltre emersa la condotta corruttiva ed elettorale riconducibile a Mauro Massari, Vice Brigadiere della Guardia di finanza, in servizio presso la Compagnia di Augusta, nonché attuale vice presidente della VI Circoscrizione del comune di Catania; il predetto, candidatosi alle amministrative dell’anno 2018 per il rinnovo del Consiglio comunale di Catania e dei relativi consigli circoscrizionali (eletto in seguito con oltre 965 preferenze nella circoscrizione di Librino, San Giorgio, San Giuseppe La Rena, Zia Lisa e Villaggio Sant’Agata), stringeva con Buda Orazio, di cui conosceva pienamente l’elevata caratura criminale, un patto elettorale per il quale il Buda si impegnava a sostenerne la candidatura, promessa cui ottemperava come emerso chiaramente dalle attività di indagine, ottenendo in cambio dal Massari vari favori attraverso il reiterato abuso della propria qualità e dei poteri connessi alla funzione esercitata. Tra le altre condotte il MASSARI prometteva di soddisfare la pressante richiesta del BUDA finalizzata ad ottenere, in favore di una società a quest’ultimo gradita, un subappalto (per l’importo di circa 6.0000.000 di euro) presso il Porto di Augusta per la demolizione di una piattaforma ferrosa, garantendo la sua intermediazione nell’esercizio delle funzioni e  mediante l’utilizzo della macchina di servizio; ancora, su precisa richiesta del Buda, prometteva di danneggiare un piccolo imprenditore attraverso l’utilizzo dei poteri connessi alla funzione esercitata.

Giova altresì rilevare che le indagini hanno consentito di accertare ulteriori condotte di corruzione elettorale riconducibili a Orazio Buda ed altri esponenti politici locali.

Le indagini hanno inoltre fatto emergere le condotte di altri pubblici ufficiali e, nel dettaglio, di tre appartenenti alla Polizia Municipale di Catania, Giuseppe Longhitano, Attilio Topazio e Francesco Campisi, i quali – su richiesta di Buda e agendo il Campisi da intermediario tra Buda e gli altri due pubblici ufficiali – redigevano false relazioni di servizio finalizzate a garantire la sussistenza dei requisiti richiesti dalla normativa di settore per garantire l’assegnazione di alloggi popolari da parte dell’IACP in favore di stretti congiunti del Buda.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *