Mafia

Trattativa Stato-Mafia, al via requisitoria: “Hanno agito menti raffinatissime”

"Chi ha agito fuori dalle leggi lo ha fatto per salvare un determinato assetto di potere e per tutelare il rapporto con la politica"

Pubblicato 3 anni fa

I sostituti procuratori generali Giusepe Fici e Sergio Barbiera iniziano oggi la requisitoria nel processo d’appello, in corso a Palermo, sulla trattativa tra Stato e mafia. In Aula oggi, dinanzi alla Corte presieduta da Angelo Pellino, Vittorio Anania giudice a latere, e’ presente uno degli imputati, l’ex senatore Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a 12 anni. E’ seduto al banco tra i suoi difensori, Francesco Centonze e Francesco Bartorotta. In primo grado la Corte di assise, nel maggio 2018, aveva condannato anche a 28 anni di carcere il boss Leoluca Bagarella, a 12 anni gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni e Antonino Cina’, medico e fedelissimo di Toto’ Riina, e a 8 l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno.

Il presidente della Corte di assise di appello, Angelo Pellino, dinanzi al quale si celebra il processo di secondo grado sulla trattativa tra Stato e mafia, ha disposto, che le prossime udienze, gia’ a partire dal 31 maggio, verrano celebrate nell’aula bunker del carcere di Pagliarelli. Il presidente Pellino ha accolto la richiesta del pg Giuseppe Fici che aveva chiesto “la verifica della presenza del numero di presenti in aula al fine di rispettare la normativa anticovid e che dalle prossime udienze il processo si possa svolgere in un’aula piu’ ampia”.

“Chi ha agito fuori dalle leggi lo ha fatto per salvare un determinato assetto di potere e per tutelare il rapporto con la politica. Lo ha fatto facendo favori ai mafiosi, al di fuori dalle corrette dinamiche democratiche. E noi vogliamo sapere perche'”. Lo ha detto il pg Giuseppe Fici, in avvio della requisitoria – all’indomani della commemorazione delle vittime delle stragi di mafia del 1992 – nel processo di appello sulla trattativa Stato-mafia. “C’e’ qualcuno in quest’aula – ha proseguito Fici che assieme a Sergio Barbiera rappresenta l’accusa – che dopo avere letto e sentito le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, gli atti su via D’Amelio, dubiti dell’esistenza di soggetti che hanno agito nell’ombra? Nessuno, riteniamo noi, dubita dell’esistenza di menti raffinatissime, di pupari che hanno agito nell’ombra con evidenti gravi condotte che appaiono non comprensibili e certamente non giustificabili”. Presente in aula l’imputato Marcello Dell’Utri. Il pg ha poi aggiunto, rivolgendosi alla Corte d’assise presieduta da Angelo Pellino: “Qui siamo di fronte a un sistema per cui bisogna credere per atto di fede. Se ci venisse spiegato il perche’ del piu’ grande depistaggio della storia o magari della restituzione dei cellulari a Giovanni Napoli, saremmo in grado di valutare e magari avviare una riconciliazione con chi invece chiede ancora oggi giustizia e verita’. Invece si preferisce tacere o dichiarare il falso piuttosto che raccontare la verita’”.

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