Morta in ospedale, i parenti: “avvisati dopo 13 ore dal decesso”
La donna era ricoverata al Civico di Palermo
“Abbiamo saputo della morte della nostra amata Rosa soltanto dopo 13 ore dal suo decesso e non da parte dei medici che l’avevano in cura”. E’ ancora sconvolto Giusto Santoro per la perdita della congiunta deceduta nella notte tra venerdì e sabato scorsi poche ore dopo il ricovero al Civico di Palermo. La donna, 62 anni, si sente male a casa, venerdì e viene portata dal 118 in ospedale, dove è ricoverata in terapia intensiva. Da quel momento Santoro non ha più notizie e non trova la congiunta, che aveva delle patologie per cui era seguita a Padova e che il 12 luglio scorso aveva superato un controllo al Cto di Palermo. “Stava bene – aggiunge Santoro – nessuno di noi avrebbe mai immaginato un epilogo così repentino. Sabato sono andata a trovarla, ma in reparto non risultava. Ho fatto il giro delle intensive, nulla. Poi una persona, non un medico, mi dice ‘le devo dare una triste notizia, la paziente è morta nella notte ed è stata portata in camera mortuaria”. Il corpo era dentro un sacco con il nome scritto in un cartellino adagiato sulla lastra di marmo. “Una scena che non dimenticherò più – dice Santoro – negli ospedali bisogna cambiare le procedure. Ci vuole più umanità e più empatia. In momenti di profonda sofferenza i parenti non possono essere abbandonati e lasciati senza alcuna notizia”. Poi, mentre l’uomo era nell’obitorio, riceve la chiamata dei carabinieri della stazione Oreto per “riferirmi il suo decesso e che l’ospedale non riusciva a mettersi in contatto con me”. L’azienda Civico precisa che “il medico di guardia della terapia intensiva già durante la serata, constatando l’aggravarsi della paziente ha cercato invano di contattare con molteplici telefonate i familiari, chiamandoli al numero di telefono dagli stessi fornito”. “Non essendo stato possibile rintracciarli ed essendo nelle more intervenuto il decesso – aggiunge l’azienda ospedaliera – il sanitario ha chiamato i carabinieri. Gli stessi si sono recati presso il domicilio indicato dai parenti non riuscendo a rintracciarli e sono poi tornati in ospedale riferendolo al medico”.