Menfi

Cerca la madre biologica e scrive al sindaco di Menfi: “Ho bisogno di conoscerti e abbracciarti”

La storia di Silvana Occhino, 57 anni, alla ricerca della madre biologica che non ha mai conosciuto: la lettera al sindaco di Menfi

Pubblicato 8 mesi fa

Ormai da tempo è alla ricerca della madre biologica che non ha mai conosciuto. Le sue ricerche l’hanno condotta a Menfi, nell’agrigentino, paese di origine della mamma. È la storia di Silvana Occhino, 57 anni, che ha deciso di prendere carta e penna e scrivere direttamente al sindaco Vito Clemente in cerca di un aiuto. Ecco la missiva.

“Mi chiamo Silvana Occhino, sono nata a Palermo l’11 marzo 1956 nella casa privata dell’ostetrica Mineo Lorenza, in Via Alloro 76, da una donna che non ha dato consenso ad essere nominata poiché probabilmente minorenne e obbligata dalla famiglia che non ha voluto che lo scandalo all’epoca ne macchiasse il nome. So per certo fosse originaria di Menfi e che fosse una studentessa. Mi dissero inoltre che sembrava fosse affetta da Sigmatismo, quello che nel gergo più comune chiamiamo tutti “S Moscia”.  Ho avuto il cognome Cupido (cognome fittizio) fino all’età di 3 anni quando successivamente ho acquisito il cognome di mio padre adottivo, Occhino, appunto. Nel momento successivo al parto ho saputo, attraverso dei racconti di mia zia adottiva, che a mia madre non è stata data nemmeno la possibilità di tenermi tra le braccia per pochi secondi. È stata chiusa brutalmente a chiave nella stessa stanza in cui pochi minuti prima mi aveva dato alla luce, sferrando una serie di calci e pugni alla porta accompagnati da urla e pianti di disperazione. Mi è stato detto che i durante i primi mesi di vita questa ragazza ha provato a presentarsi davanti alla porta della casa in cui abitavo a Palermo più e più volte con la speranza di vedermi, purtroppo senza successo. I miei genitori adottivi avevano una mentalità un po chiusa e spaventati dalla possibilità che lei potesse riprendermi con se, la “minacciarono” di chiamare i carabinieri e cosi promise loro che sarebbe sparita. Durante il periodo di gestazione è stata ospitata in casa da una zia che aveva un negozio di borse e valigie a Palermo pressapoco di fronte al Teatro Massimo.Di mio padre purtroppo ho saputo ben poco, mi dissero solo essere un commerciante di tessuti. Ti sto cercando da tanti anni Mamma, grande donna, non ti giudico e mai lo farò per quello che ti è capitato, ho bisogno di conoscerti, di abbracciarti, di sapere che stai bene e se ho delle sorelle o dei fratelli che purtroppo la vita non mi ha concesso. Se mi stai leggendo in qualche modo, se queste parole possano mai giungere alla tua attenzione sappi che non ho mai smesso di pensarti dal giorno in cui, all’età di 6 anni, seppi di essere stata adottata.” 

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