Giudiziaria

“Suicida a 17 anni dopo violenza sessuale”, al via processo a due giovani 

Oltre ai due maggiorenni sono già stati rinviati a giudizio anche altri due ragazzi, all’epoca dei fatti minorenni

Pubblicato 2 anni fa

Al via ieri mattina, davanti i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento presieduta dal giudice Alfonso Malato, il processo a carico di due dei quattro giovani accusati di violenza sessuale e produzione di materiale pornografico. Si tratta di Giorgio La Lomia, 27 anni, e Giovanni Contino, 25 anni. La vicenda è legata alla morte di una diciassettenne, suicidatasi alla Rupe Atenea a distanza di due anni dai fatti, dopo essere stata filmata durante un rapporto sessuale di gruppo. La difesa degli imputati ha subito sollevato una questione procedurale relativa alla costituzione di parte civile dei genitori della ragazzina, rappresentati dall’avvocato Santina Nora Campo. Secondo i legali – gli avvocati Antonio Provenzani e Daniela Posante – non sarebbero state rispettate le prescrizioni imposte dalla riforma Cartabia e dunque la costituzione di parte civile andrebbe esclusa. I giudici scioglieranno la riserva all’udienza del prossimo 21 dicembre.

Oltre ai due maggiorenni sono già stati rinviati a giudizio anche altri due ragazzi, all’epoca dei fatti minorenni. Il corpo senza vita della ragazzina fu trovato alla Rupe Atenea, da dove si era lanciata nel vuoto dopo avere annunciato il gesto con un lungo e straziante post pubblicato su facebook. La squadra mobile, indagando sull’annunciato suicidio, avvenuto il 18 maggio del 2017, dopo avere scartato alcune piste come, ad esempio, quella delle sette sataniche, e’ risalita ad alcuni video che immortalavano la diciassettenne, due anni prima, mentre faceva sesso di gruppo con quattro ragazzi, di cui due all’epoca minorenni. I quattro giovanissimi avrebbero abusato delle sue condizioni di inferiorita’ fisica e psichica “legata al consumo di sostanze alcoliche”. All’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di minore si aggiunge quella di produzione di materiale pedopornografico. Ai quattro indagati si contesta di avere realizzato e prodotto materiale pedopornografico con una quindicenne costretta “con violenza e abuso” a subire i rapporti.

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