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A confronto, nel Burundi di Totò Cuffaro l’ospedale  funziona meglio

Diego Romeo e Paolo Cilona conversano nella “Sicilia agrigentina”

Pubblicato 11 mesi fa

Cosa si aspetta per acquisire dal Parco archeologico la necropoli Pezzino che si trova all’interno del Parco dell’Addolorata?

“Le strade da percorrere sono due. La prima attraverso l’Istituto della pubblica utilità ovvero ricorrere alla espropriazione dei terreni dove insistono le tombe. La seconda attraverso la concessione dei terreni in comodato d’uso da parte del Comune di Agrigento a favore del Parco archeologico Valle dei templi tramite l’assessorato regionale alla cultura. Purtroppo alcune parti della necropoli Pezzino appartengono a privati cittadini per i quali si appalesa l’esproprio. Quello che conta è la tutela delle tombe della città di Akragas. Sono convinto che qualcosa succederà nel senso che sarà possibile fra non molto,  offrire ai turisti l’opportunità di ammirare l’intera necropoli Pezzino”.

Era nato per il turismo congressuale, oggi quale è il ruolo del Palacongressi?

“Il Palacongressi era nato per una nobile funzione pubblica quella relativa alla politica congressuale. La interessante realizzazione avveniva nella conseguente prospettiva di una struttura aeroportuale in Agrigento. La mancata realizzazione dell’aeroporto ha determinato una lenta e profonda crisi gestionale del Palacongressi.  Le agenzie preposte all’organizzazione di congressi, convegni, assemblee difficilmente scelgono la nostra città, in quanto per raggiungerla dagli scali aerei bisogna impiegare oltre due ore. Senza l’ aeroporto il Palacongressi non potrà svolgere alcuna funzione a sostegno della convegnistica. Potrà continuare a svolgere a compiti di intrattenimento locale o per attività del tutto estranee come il recente uso del Palacongressi per attività sanitarie relative al Covid”.

Si può ipotizzare un  tempo ragionevole di consegna alla città dell’ex ospedale di via Atenea o dobbiamo rassegnarci alla regola dei cantieri sempre aperti?

“La struttura dell’ex ospedale sta subendo lavori strutturali e di adeguamento urbanistico in vista della sua destinazione d’uso a servizio del Polo Universitario di Agrigento e dell’Ateneo palermitano. Lavori utili ed indifferibili per la città di Agrigento. L’unica cosa che si riscontra è il tempo previsto per l’ultimazione dei lavori. Auguriamoci che la consegna avvenga nel rispetto dei termini contrattuali e prima del 2025 anno che conferisce alla nostra città il titolo di “Capitale della cultura”. Siamo stanchi di assistere a cantieri sempre aperti, come per la Lercara-Palermo, la Caltanissetta svincolo autostradale per Catania e Palermo, del costruendo ponte   lungo il bivio per Casteltermini. Gli automobilisti agrigentini, purtroppo, accettano passivamente senza reagire allo stato di inerzia delle imprese, della grande tolleranza delle direzioni e degli enti appaltanti. In Francia avrebbero occupato i cantieri”.

Ai primi di luglio il Cepasa organizzerà un convegno per lanciare Agrigento “Provincia autonoma porta d’Europa” come del resto è stato fatto in province del nord. I buoni motivi ci sarebbero.

“E’ una iniziativa di grande respiro politico rivolta principalmente all’Europa e soprattutto al nostro Paese per dare alla provincia di Agrigento le prerogative di porta d’Europa e la possibilità di uscire dall’atavico isolamento da parte della Regione siciliana che agevola da sempre i poli di Palermo e Catania. Una provincia dimenticata, isolata, privata di necessarie infrastrutture. Una terra di confine con il nord Europa e quindi porta d’Europa. Il tema molto interessante coinvolgerà anche la nostra deputazione nazionale la quale necessariamente dovrà esprimere il necessario parere.  Quel che conta nella vita è la proposta politica che abbia in se il cambiamento culturale, politico ed economico della realtà in cui si vive”.

Rai 3 ha mandato in onda un servizio giornalistico (tra gli altri) terrificante sull’ospedale di Agrigento. La città della cultura offre questa immagine. Che fare? Sembra uno sberleffo attendere il “treno della Dolce vita” tanto strombazzato  mentre in Messico inviamo (per copertura o per distrazione di massa?) le solite immagini fotografiche, certamente  meravigliose che stupirono Goethe.

Da molto tempo abbiamo posto la nostra attenzione sulla grave crisi che attanaglia la sanità pubblica. Anno dopo anno la classe politica italiana ha scelto di privilegiare la sanità pubblica. Inoltre, i baroni delle facoltà di medicina hanno indotto il Parlamento ad approvare la norma del numero chiuso sottraendo ai giovani il diritto allo studio. Oggi ci troviamo senza medici al punto che  molti ospedali hanno assunto personale medico proveniente dai paesi stranieri come la Romania, Argentina, Cuba. E poi le lunghe liste d’attesa, ospedali a limite dell’agibilità, apparecchiature superate, e poi la grave piaga dei medici ospedalieri che preferiscono agire, operare nei propri studi o nelle  strutture private. La grande conquista del Servizio sanitario pubblico ormai si trova in una fase di smantellamento per dare forza e prospettiva alla sanità privata. Infine, vi è la proposta di ricorrere alle assicurazioni, seguendo il sistema americano. Tutto va avanti secondo il progetto dei poteri forti”.

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