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Covid, Agrigento e 9 comuni in zona arancione: Tar “riapre” le scuole, il sindaco ordina lezioni a distanza

Si tratta di Raffadali, Santa Margherita di Belice, Siculiana, Favara, Grotte, Santo Stefano Quisquina, Alessandria della Rocca, Porto Empedocle e Licata

Pubblicato 2 anni fa

Agrigento e altri nove comuni della provincia da oggi entrano in zona arancione fino al 26 gennaio.

Si tratta di Raffadali, Santa Margherita di Belice, Siculiana, Favara, Grotte, Santo Stefano Quisquina, Alessandria della Rocca, Porto Empedocle ai quali si è aggiunto ieri il Comune di Licata. Zona arancione diversa a quella di qualche mese fa che imponeva stringenti restrizioni per tutta la popolazione. Adesso – di fatto – per chi ha il super green pass (vaccinazione o avvenuta guarigione) non cambia praticamente nulla rispetto alla zona gialla. Al contrario, per i non vaccinati, l’ingresso in zona arancione introduce stringenti prescrizioni. Nel dettaglio cosa cambia? Per chi non ha il green pass, gli spostamenti con mezzo proprio verso altri comuni della stessa Regione o verso altre Regione sono consentiti solo per lavoro, necessità, salute o per servizi che non siano disponibili nel proprio comune (ed è necessaria in questi caso l’autocertificazione). Restano consentiti invece gli spostamenti dai comuni con un massimo di 5.000 abitanti, verso altri comuni entro i 30 km, tranne che verso il capoluogo di provincia. È vietato l’accesso ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (tranne alimentari, edicole, librerie, farmacie, tabacchi). A chi ha il green pass base, che si ottiene con tampone negativo, è vietato l’accesso ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (eccetto alimentari, edicole, librerie, farmacie, tabacchi), l’effettuazione di corsi di formazione in presenza e la pratica di sport di contatto all’aperto.

SCUOLA. Intanto il presidente del Tar della Sicilia Salvatore Veneziano ha accolto l’istanza cautelare presentata contro l’ordinanza firmata dal sindaco di Agrigento Francesco Micciche’ che prevedevano la sospensione dal 13 al 16 gennaio delle attivita’ didattiche in presenza. Il Tar ha evidenziato che la competenza appartiene allo Stato, trattandosi di “profilassi internazionale”. In molti in queste ore si stanno chiedendo cosa succederà alla luce anche dell’ingresso in zona arancione della Città dei Templi. C’è molta confusione circa l’automatica attivazione della Dad una volta entrati nella fascia con maggiori restrizioni. Ma non è proprio così. Anzi, appare sempre più concreto un rientro in classe a partire da lunedì. Infatti un sindaco può disporre la Dad soltanto in un caso specifico e cioè quando “sussistono “circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità”. A questo si aggiunge un altro importante fattore. Dopo il complicato riavvio dell’anno scolastico il 13 gennaio, gli alunni assenti per positività da Covid-19 non superano il 5%: questo emerge dal monitoraggio effettuato dall’Ufficio scolastico regionale che comunica di avere censito 706 istituzioni scolastiche, pari all’86% del totale. Anche alla luce di questi dati il governo Musumeci, pur comprendendo le preoccupazioni che hanno inaspettatamente ispirato, dopo la conclusione dei lavori dell’ultima task force, la restrittiva condotta dei sindaci, conferma il proprio intendimento di favorire la ripresa delle attività in presenza, nel rispetto delle intervenute disposizioni nazionali e dell’ordinanza del Presidente della Regione dello scorso 7 gennaio.

I giudici del Tar di Palermo, nei loro provvedimenti, citano la sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce che “la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid 19 e’ di competenza esclusiva dello Stato a titolo di profilassi internazionale” e rilevano “che, a fronte di malattie altamente contagiose in grado di diffondersi a livello globale, ragioni logiche, prima che giuridiche, radicano nell’ordinamento costituzionale l’esigenza di una disciplina unitaria, di carattere nazionale, idonea a preservare l’uguaglianza delle persone nell’esercizio del fondamentale diritto alla salute e a tutelare contemporaneamente l’interesse della collettivita’”. Il ricorso era stato presentato da un gruppo di cittadini difesi dall’avvocato Fabrizio Dioguardi. I giudici osservano inoltre che “la riapertura delle scuole dopo le vacanze natalizie e’ gia’ stata rimandata di tre giorni e che la data di ripresa delle attivita’ scolastiche e’ stata confermata con nota regionale interassessoriale”;

L’ordinanza dei sindaci- scrive il Tar – “non reca alcuno specifico dato di diffusione della pandemia nella popolazione, scolastica e non, che possa smentire quelli esposti dalla Regione Sicilia nella nota inter-assessoriale o quelli posti a fondamento della classificazione nazionale del territorio regionale, ne’ reca alcun altro concreto e specifico dato a sostegno oltre a manifestare un generico timore della possibilità di aggravamento della situazione epidemiologica”. Inoltre, fanno notare i giudici “nessuna altra misura cautelativa risulta adottata, al di fuori del campo delle attivita’ scolastiche”. Vista infine l’impossibilita’ di attendere la trattazione dell’istanza in sede collegiale “senza che nelle more venga compromesso il diritto fondamentale all’istruzione con modalita’ idonee a garantire la formazione globale dei minori, – concludono – tenuto conto della temporaneita’ della misura comunque in astratto pure prorogabile, integra i presupposti di estrema gravita’ e urgenza il Tar accoglie l’istanza cautelare sospende le ordinanze”.

Il sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, dal canto suo, ha firmato un’ordinanza con cui sospende l’attività didattica in presenza in tutte le scuole fino al 24 gennaio (incluso).

La decisione arriva al termine di una giornata convulsa dopo la decisione del Tar di annullare l’ordinanza di ieri con cui il primo cittadino aveva disposto il rinvio del rientro a scuola per tre giorni. Adesso, sentito il parere vincolante dell’Asp di Agrigento e considerando anche l’ingresso della Città dei Templi in zona arancione, arriva un ulteriore provvedimento che non può andare oltre i dieci giorni. Per questo le scuole resteranno chiuse fino al 24 gennaio (compreso) ma verrà attivata la didattica a distanza. Contestualmente si sta predisponendo uno screening di massa – previsto con un drive-in nei pressi della casa di Pirandello – per studenti e personale scolastico.

SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA. “Bisogna dare i numeri sul covid ma bisogna anche saperli leggere e interpretare. In questo momento i dati sono esagerati e vanno letti bene.” Lo dice il commissario straordinario dell’Asp di Agrigento, Mario Zappia, nel consueto punto settimanale sull’andamento epidemiologico in provincia. “Il numero di positivi di oggi, rispetto a quelli dello scorso anno, non produce lo stesso effetto. Il 10% di duecento positivi dello scorso anno finiva in ospedale mentre oggi – che non c’è paragone in termini di contagio – non è così ma al massimo parliamo dell’1%. I numeri vanno letti e interpretati dunque. Non vi preoccupate di tutti questi positivi perché dal punto di vista sanitario impattano di meno sul sistema sanitario. Ovviamente il virus è tra di noi e circola in maniera corposa. Dal 6 al 12 gennaio abbiamo effettuato 15.878 tamponi e 7.897 sono risultati positivi il che vuol dire quasi il 50%. L’unico dato importante è che il virus circola in maniera spropositata e quindi bisogna essere prudenti in ogni caso. Ad oggi ci sono oltre 10 mila positivi in provincia ma il focus su cui dobbiamo concentrarci sono vaccini e ospedali. Prosegue il commissario: “Il numero dei vaccini cresce e dal 6 al 12 gennaio abbiamo fatto 36.590 vaccinazioni. Numeri importanti. Di questi quasi 6 mila sono prime dosi il che ci fa ben sperare. Per i bambini si viaggia sui 400-500 vaccini al giorno.” “La percentuale dei posti letto occupati al momento è all’80% sia a Ribera che ad Agrigento. L’Asp si sta preoccupando al fine di attivare ulteriori posti. E’ possibile che si verifichino accorpamenti e rimodulazioni. Stiamo resistendo per garantire e mantenere l’assistenza ai pazienti no covid. C’è un doppio canale di lavoro ma stiamo provando a mantenere livelli alti di assistenza ai pazienti fragili e oncologici.”

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