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Il volto della guerra

di Rocco Agnone, già Provveditore agli studi di Ragusa

Pubblicato 2 anni fa

L’azione militare della Russia entro i confini dell’Ucraina è stata valutata sia dai governanti russi sia da quelli dei paesi dell’Alleanza atlantica come uno scontro tra Russia e il c.d. Occidente, con un ritorno a categorie interpretative tipiche del periodo della guerra fredda. Si tratta di una visione della realtà tutt’altro che valida, denotante un evidente manicheismo (da un lato il luogo del Bene e dall’altro quello del Male).

Linea interpretativa che sta caratterizzando, pur con qualche eccezione, il flusso informativo dei mass-media italiani. Significativo in tal senso l’articolo pubblicato su Repubblica del 28/2, firmato da Ezio Mauro e titolato “Le due guerre del Cremlino”. Articolo nel quale si sostiene che l’attacco di Putin, demolitore della democrazia, oltre che contro l’Ucraina è contro i valori della democrazia e dello stato di diritto, tipici della cultura comune di quello che chiamiamo Occidente. L’impegno per questi valori, anche se a volte travisato o anche tradito, in quanto però non rinnegato, ha rappresentato, secondo Mauro, “il codice condiviso di interpretazione del bene e del male nella modernità e nella quotidianità”,

Che i suddetti valori, a livello di convivenza civile, possano essere un criterio distintivo tra bene e male ci sta. È manipolatorio della verità, invece, fare intendere che, siccome tali valori costituiscono la cultura comune del c.d. Occidente, il mondo occidentale è il luogo del Bene che fronteggia quello del Male. Si tratta di una visione distorta del reale perché l’Occidente, oltre ad essere stato e ad essere caratterizzato da movimenti culturali e comportamenti positivi, è stato ed è caratterizzato da non poche nefandezze.

Se la Russia oggi sta invadendo l’Ucraina, gli Stati Uniti, centro del mondo occidentale, hanno invaso il Vietnam, l’Iraq, l’Afghanistan; hanno contribuito a sterminare molti comunisti in Indonesia, supportando l’insediamento di un dittatore; hanno incentivato la cruenta caduta in Cile del governo di Allende e l’insediamento, anche in questo caso, di un dittatore. Per quanto riguarda eventi accaduti nella nostra Italia, basta accennare alle varie stragi del secondo Novecento, volte a destrutturare la democrazia e aventi come mandanti, secondo le più recenti indagini giudiziarie, poteri di grande rilievo. Inoltre, occorre anche accennare ai permanenti effetti deleteri su individui e società prodotti dal capitalismo, peraltro esistente anche nella Russia degli oligarchi ricconi, che promuove la ricerca del profitto per pochi e a qualunque costo. Sono palesi le varie e diffuse diseguaglianze, lo stato di precarietà di molti lavoratori o la mancanza di lavoro, le crisi gestionali dei servizi pubblici, ecc. Con quale coerenza si può affermare che ci sono stati dei tradimenti (ma non si parla della loro gravità, del carattere strutturale di alcuni di essi, del rapporto tutt’altro che idilliaco tra capitalismo e democrazia) ma che in definitiva i valori della democrazia e dello stato di diritto non sono stati rinnegati?

Permangono potentati che intendono sempre destrutturare la democrazia. L’attacco alla democrazia, dunque, non può essere limitato all’azione militare russa o, comunque, alle azioni che provengono dall’impero del Male che si contrappone all’Occidente. Tali attacchi sono esistiti ed esistono a livello mondiale, e, alcuni di essi, sono pericolosi perché subdoli, perché si celano dietro l’immagine di una democrazia formale. Nella realtà la contrapposizione non è quella tra mondo occidentale e altri mondi come quello russo.

La contrapposizione esiste tra quanti, in qualsiasi posto, detengono ed esercitano iniquamente poteri economici, politici, militari, informatici e i moltissimi uomini, le moltissime donne, i moltissimi bambini che sono sottoposti, dipendendone, alla forza di tali poteri. Si tratta di una umanità del tutto disarmata a disposizione dei più forti. Secondo quest’ottica si comprende meglio tutta la negatività dell’operazione militare russa. Tale operazione, in mancanza peraltro di un attuale ed efficace attacco cruento alla nazione russa, non si può approvare. I tentativi, anche se indebiti e criticabili della Nato di estendere la propria presenza nell’Europa dell’est, non costituiscono una giustificazione dei drammatici effetti provocati dall’intervento russo.

Ci sono già vite innocenti distrutte, c’è l’inevitabile sconvolgimento che l’intervento militare ha portato alla vita sociale ed economica di un intero paese. Qualcuno ha disposto di queste vite senza che avessero alcun prezzo da pagare. Ma si è disposto anche delle vite dei soldati russi mandati su un fronte nel quale la violenza finisce per diventare la normalità. L’impegno di pace per avere una certa efficacia deve tenere conto di tutti gli aspetti cui si è fatto cenno. In particolare deve essere promosso non a nome di questa o quella nazione, ma a nome di una umanità drammaticamente vessata da più forze.

Esemplare è in questa tragica vicenda l’azione di quella umanità soccorritrice, che sta portando beni di prima necessità per aiutare gli Ucraini a sopravvivere. Esemplare lo è perché la via della pace deve essere segnata da quegli uomini che con atti di solidarietà prefigurano un mondo alternativo a questo attuale mondo, cioè al mondo nel quale è rilevante la forza delle armi, dei soldati, dell’utilizzazione della ricchezza per il vantaggio di pochi.

Gli attuali regni di questo mondo vanno nettamente superati dal regno che si avvale solo dei valori profondi dell’umano.    

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