Libri Ricevuti: “Giocatori d’azzardo” di Virmar Cusenza
E' stato presentato a Racalmuto da Vito Catalano nipote di Sciascia e da Matteo Collura
“L’innesco per accendere la ricerca l’ho avuto dalla famiglia di Leonardo Sciascia che mi ha consentito di consultare la cartella che lo scrittore nel suo ultimo anno di vita aveva cominciato a far lievitare”.
Inizia così l’ultimo dei 34 capitoli che compongono il libro “Giocatori d’azzardo, storia di Enzo Paroli l’avvocato antifascista che salvò il giornalista di Mussolini”, edito da Mondadori.
Scritto da Virmar Cusenza, già direttore del Mattino di Napoli e del Messaggero di Roma, il libro è stato presentato a Racalmuto da Vito Catalano nipote di Sciascia e da Matteo Collura massimo biografo dello scrittore racalmutese che tanta parte hanno avuto nel sollecitare Cusenza alla stesura di una vicenda che aveva già avvinto Sciascia ma che non potè mai scrivere per il sopraggiungere della morte nel 1989.
Anche la moglie di Sciascia, Maria Andronico, ha rivestito un ruolo importante allorchè – annota Cusenza – “mi aiutò a sfogliare tutto il materiale che aveva accudito, ordinato e custodito. …ho tentato però di andare oltre il sigillo sciasciano raccontando l’avventura di Paroli e Telesio Interlandi”.
Prende così l’avvio il racconto dell’azzardo dell’avv. Paroli ad assumere la difesa di un fascista nient’affatto pentito, di un giornalista, Telesio Interlandi, che sul razzismo aveva costruito la propria fortuna non soltanto economica.
E’ tutto un ingranaggio da libro giallo che è bene non rivelare al lettore di questa nota, diciamo solo che l’avv. Paroli approfittando della rocambolesca scarcerazione del pregiudicato Interlandi, decise di nasconderlo insieme alla sua famiglia nella propria abitazione per oltre otto mesi, fino alla archiviazione del caso.
“Ispirato da un sentimento di “pietas”, il gesto di Paroli è un atto di umanità, di solidarietà che scardina la linea divisoria, le cortine di ferro, i muri anche se nulla ha a che fare col perdono”.
Un libro che Sciascia avrebbe voluto scrivere e che oggi applaudirebbe il gesto eroico di un avvocato meritevole di essere sottratto all’oblio.