Maresciallo CC in manette: “Favoriva il boss Buggea”
L'inchiesta passa alla Procura di Agrigento
Una storia intricatissima fatta di dazioni di denaro in cambio di soffiate che mal si conciliano con il ruolo di luogotenente dei carabinieri in servizio al Reparto investigativo della Compagnia di Licata, peraltro pluridecorato per aver portato a termine delicate indagini.
Ieri, su provvedimento cautelare del Gip del Tribunale di Palermo, Antonella Consiglio, è finito agli arresti e nella polvere il sottufficiale dei carabinieri Gianfranco Antonuccio, lunghi anni di servizio in provincia di Agrigento con un passato di comandante della stazione carabinieri di Naro prima di approdare a Licata dove, ultimamente, ha svolto incarichi marginali.
A catturarlo i carabinieri del Ros che a Licata e Canicattì, in tempi recenti, hanno fatto sconquassi con le operazioni “Halicon” e “Xydi”.
Nell’ambito di quest’ultima inchiesta è stata arrestata l’avv. Angela Porcello, oggi decisa a collaborare con la giustizia senza, tuttavia, ricevere tale status perché non ritenuta credibile dai Pm.
A richiedere al Gip misura cautelare urgente sono stati i pubblici ministeri Pierangelo Padova e Francesca Dessì, coordinati dall’aggiunto Paolo Guido, che proprio dalle rivelazioni di Angela Porcello hanno avviato le investigazioni sul luogotenente Antonuccio (difeso dall’avv. Giuseppe Vinciguerra). Il carabiniere avrebbe chiesto 1500 euro al suo compagno, il capomafia Giancarlo Buggea, quando questi era ai domiciliari. Soldi che Angela Porcello ha prelevato in contanti dal proprio conto corrente e “li ho dati a Buggea e lui li ha dati ad Antonuccio”. Il sottufficiale in quel periodo era incaricato di controllare che il boss rispettasse le prescrizioni imposte dalla misura. Tuttavia, tali dichiarazioni, seppur richiamate nel provvedimento di cattura non sono diventate oggetto di specifiche contestazioni.
In carcere, al Pagliarelli di Palermo come Antonuccio, è finita anche Filippa Condello difesa dall’avv. Giovanni Lomonaco, madre di Angelo Azzarello attualmente detenuto, seppur ai domiciliari, per scontare una condanna a 17 anni per aver ucciso la sua fidanzata rumena. Ed in questo contesto si inserisce la specifica accusa di rivelazioni del segreto d’ufficio. La donna avrebbe consegnato 1500 euro al sottufficiale e poi un artistico carretto siciliano dal valore di 4000 euro (sequestrato ieri) che ha fatto preoccupare parecchio l’indagata che, ripetutamente, ha suggerito al carabiniere di non postare mai sui social la foto del carretto.
Terzo arrestato (ai domiciliari), Giuseppe Di Vincenzo, sempre di Palma, difeso dall’avv. Giuseppe Cacciatore, per una vicenda legata alla spendita di soldi falsi a Palma di Montechiaro. Ultimo episodio contestato nel 2021. Una partita di questi soldi falsi era stata sequestrata qualche tempo fa a Genova.
Indagati ma non raggiunti da misura cautelare anche un imprenditore ed un pregiudicato di Palma per aver consegnato ad Antonuccio rispettivamente 250 e 200 euro.
Antonuccio e Filippa Condello interrogati dal Gip Consiglio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il Gip, inoltre, si è dichiarata incompetente territorialmente e l’intero fascicolo sarà inviato alla Procura di Agrigento..
Il sottufficiale dell’Arma, già nel 2008 era finito al centro di una indagine per corruzione poi conclusasi positivamente. Ad accusarlo un altro pentito di mafia, quel Giuseppe Sardino, mafioso di Naro che per lungo tempo gestì la latitanza del boss di Campobello di Licata, Giuseppe Falsone catturato a Marsiglia nel 2010.
Disse Sardino: “Iniziai un rapporto di amicizia con Antonuccio e lo comunicai al Falsone, il quale mi stimolò a mantenere tali rapporti perché così potevamo avere informazioni utili. Feci delle regalie al maresciallo del tipo frutta, vino ed olio ed in una occasione il maresciallo mi chiese del denaro in prestito ed io gli feci avere un assegno di € 500,00 che venne scambiato da Antonuccio; il denaro non mi venne più restituito. In altra occasione acquistai da lui un condizionatore per € 400,00 che gli diedi, su sua richiesta, in contanti. Non acquistai, come richiesto, una camera da letto anche se Falsone mi invitò ad acquistarla, addirittura rendendosi disponibile a fornirmi il denaro”.