Cultura

 Con “Todo modo” il teatro “serio” irrompe sulla scena del Teatro Pirandello

Era il 1974 quando “Todo Modo” uscì nelle librerie e appena due anni dopo Elio Petri lo tradusse in film col risultato di venire stritolato nelle spire della censura.

Pubblicato 6 mesi fa

Il comico (cabaret)  e il tragico (Medea) avevano inaugurato una settimana fa la stagione teatrale agrigentina. Mancava il “serio”. Ed eccolo qua il teatro serio, il “Todo modo” adattamento  di Matteo Collura da Sciascia, confezionato con l’affettuosa responsabilità di regia che si è assunto Fabrizio Catalano, nipote dello scrittore racalmutese e della rinnovata versione teatrale di cui ha voluto dare testimonianza lo scrittore e giornalista agrigentino Matteo Collura, sommo biografo e amico personale di Sciascia. “Un amico che mi ha cambiato la vita” confessa Collura nel documentario “Il maestro di Regalpetra” tratto dalla omonima biografia. E tanto amico gli fu Leonardo allorchè presentendo prossima la sua fine, Sciascia abbandonò Milano per fare ritorno a Palermo, nel salutarlo all’aeroporto, abbracciò Collura “singhiozzando sulla sua spalla”. Era il 1974 quando “Todo Modo” uscì nelle librerie e appena due anni dopo Elio Petri lo tradusse in film col risultato di venire stritolato nelle spire della censura. Migliore sorte toccò nello stesso anno a  “Cadaveri eccellenti” che Francesco Rosi trasse dal “Contesto”, opera contestatissima dalla sinistra di allora. Libri e film che anticiparono tragicamente “la geometrica potenza di fuoco di via Fani”. Del resto, oggi come allora, l’Italia è costretta a guardare nel pozzo nero dove la stava (e sta) conducendo una classe politica incerta e arrogante. Nel testo di Sciascia ci sono adombrate le facce colpevoli dei protagonisti e delle comparse, vi partecipano vescovi, cardinali, uomini politici, industriali, vincolati alla stessa trama di intrallazzi e complicità. A sorpresa, una serie di delitti inspiegabili metteranno a soqquadro il piccolo universo concentrazionario degli esercizi spirituali.

C’è tutto il degradarsi della convivenza civile a sistema clientelare e mafioso, l’impossibilità di una giustizia. Fin qui Leonardo Sciascia che il regista Catalano ripete nelle sue note di regia. Ecco perché questo “Todo modo” potrebbe essere l’occasione propizia per una riflessione globale su Agrigento capitale della cultura, città definita dal cardinale Montenegro “fiore appassito dai petali calpestati” e poi qualche anno fa severamente chiosata dalla prefetto Cocciufa e dal Procuratore Patronaggio. Indicazioni che scivolarono come gocce d’acqua sull’impermeabile di una città indifferente e cattolicissima che plaude al Mito del litorale (sporco) e ai simposi teatrali degli dei pagani. Farebbe bene il Parco Archeologico a rintuzzare spettacoli che ci illudono per presunte grandezze pindariche. “Todo modo por buscar la voluntad divina” esortava Sant’ignazio di Loyola mentre l’essenziale scenografia dello spettacolo di Catalano mostra in un grande pannello (che è poi la copertina del romanzo) “La tentazione di Sant’agostino” dipinto di Rutilio Manetti. Quel Sant’Agostino che amava ripetere “Timeo Deum transeuntem”, temo il Signore che passa. Potrebbe essere, per la cattolicissima Agrigento, l’ultima occasione per prendere al volo il “Todo modo” che passa, il Leonardo Sciascia che passa, la “capitale della cultura” che passa. Bene ha fatto il direttore artistico del teatro Pirandello, Francesco Bellomo, ad offrire un assist al tradizionale  destra-centro agrigentino che vuole emulare i sondaggi della vecchia Dc che “Todo modo” fa apparire esecrabile. Bellomo aduso a navigare come impresario teatrale sulla linea di galleggiamento ieri del berlusconismo oggi del melonismo offre intelligentemente alla governance attuale la possibilità di impalmare vecchie e risapute egemonie culturali e trasformarle, qualora ne fosse capace e senza ripetere i vecchi errori. Operazione rischiosa, forse, che sta tentando Totò Cuffaro ma  che però è riuscita a Mario Draghi  quando in pieno congresso mercantile europeo, sillabando in inglese il “Todo modo” ignaziano in “Whatever it takes” (a qualsiasi costo) enunciò emblematicamente la salvezza dell’Europa. I risultati continuano a vedersi. Auguri.

Foto di Diego Romeo

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