Agrigento

Odissea al vento freddo delle cinque del mattino

Sebastiano Lo Monaco ancora una volta ha scelto roba teatrale pugnace e paganeggiante

Pubblicato 2 anni fa

“Là dura un vento che ricordo acceso” scrisse Quasimodo in “Strada di Agrigentum”, lo stesso probabilmente che stamattina alle 5 e trenta spazzava il pianoro del tempio della Concordia lato ovest, dove Sebastiano Lo Monaco ancora una volta ha scelto roba teatrale pugnace e paganeggiante.

Ieri l’Iliade oggi l’Odissea romanzata da par suo dall’archeologo Massimo Manfredi e qui adattata da Francesco Nicolini. Interpreti con Lo Monaco, Turi Moricca, Barbara Capucci, Tommaso Garrò, Gaetano Tizzano. Musiche originali di Dario Arcidiacono.

Ci siamo sempre detti che la vita è una odissea, che è l’arte dell’incontro con noi stessi e con la libertà di diventare ciò che si ha dentro.

E stavolta il Parco archeologico ci azzecca nel proporre altri legami, altre avventure, altri amori e riflessioni che dovrebbero far bene ai giovani che non a caso si sono assiepati e accovacciati sui lastroni di roccia della spianata. Non molti al paragone con altri anni, le piogge improvvise e l’allerta meteo avranno convinto a rimanere a casa e rimandare alle albe che saranno ripetute il 13-19-20-21-27-28. Agosto.

E mentre cinema musica jazz e libri vanno a gonfie vele, è fallito invece il richiamo sulla scena de “I Malavoglia” al Teatro di Giunone con molti spettatori che alla prima pausa abbandonavano il teatro. Un ineludibile segnale che da ragione a Piero Isgrò il quale nell’ultimo Taobuk, aveva coraggiosamente incasellato il romanzo verghiano tra la “cancel culture”, visto che a suo dire accresceva dannosamente quel senso di rassegnazione sicula che ci impicca da decenni al fondo delle classifiche.

E questo potrebbe essere un aspetto sul quale il “brain-trust” che  regge gli eventi del Parco dovrebbe ripensare, moderando al ribasso la profluvie mitologica che inevitabilmente si abbatte sui siti archeologici. Agognati dai vip e pagati come una escort di lusso, i siti potrebbero disporre di altre connotazioni culturali senza per questo dispiacere a Madonna, a Mark Ruffalo, a Jessica Alba (che ha scelto la nostra valle) e il magnate Arnault che ha scelto Taormina.

E a nostro parere, non sarebbe una buona performance  asserire (come si è scritto) che i concertoni simil-oceanici ci risarciscano dell’abbandono o peggio accorciano il divario Nord-Sud.  Sia chiaro,  finora ha sempre pagato il sudista “Pantalone”.

Proprio per questo nel panorama di decadenza attuale che spinge molti politici, (atei e di sinistra), di fidarsi delle parole di Papa Bergoglio, non guasterebbe una bella sceneggiata sulla “moltiplicazione dei pani e dei pesci”, o delle “Nozze di Cana” proprio dinanzi quel tempio della Concordia che decenni fa fu trasformato in tempio cristiano e che appena due anni fa, per la prima volta, ospitò il “teatro politico” di Gaetano Aronica e Giovanni Volpe.

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