Trapani

Carabinieri recuperano tre anfore puniche dai fondali di Favignana

Importante ritrovamento archeologico

Pubblicato 3 anni fa

I carabinieri del nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Palermo hanno recuperato, a largo delle acque della Località Bue Marino dell’isola di Favignana, tre anfore fittili italiche del IV secolo a. C. e un’anfora fittile punica del III secolo a. C., verosimilmente appartenenti a un relitto naufragato. L’intervento è stato sviluppato dalle unità subacquee dell’Arma e della Soprintendenza del Mare che hanno scandagliato il fondale, individuando le importanti anfore, sulla scorta delle indicazioni fornite dagli archeologi dell’Ente regionale e dei Carabinieri del Nucleo TPC di Palermo. A conclusione delle operazioni, gli antichi manufatti sono stati consegnati ai funzionari della Soprintendenza del Mare.

Il mare di Trapani – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – continua a rivelarsi ricco di testimonianze che, di volta in volta, ci restituiscono la mappatura di quelli che dovevano essere i traffici commerciali nel Mediterraneo e accrescono la misura delle relazioni esistenti tra la Sicilia e le altre civiltà, sottolineandone indirettamente la centralità. Un patrimonio di conoscenze che diventa prezioso tesoro per rendere sempre più vivida e piena di dettagli un’immagine della nostra Terra come luogo di scambi”.

La località del ritrovamento, ritenuta di rilevante importanza, è al vaglio degli archeologi per le relative valutazioni scientifiche poiché da un successivo studio dei materiali recuperati potranno essere acquisiti importanti indizi circa le rotte di navigazione per il collegamento lungo la costa tra le varie città mediterranee, in un periodo storico di fondamentale importanza per gli scambi commerciali. L’attività rientra nell’ambito di una più vasta azione di prevenzione dei siti archeologici marini che i Carabinieri TPC, in sinergia con i Comandi dell’Arma della linea territoriale e in collaborazione con la Soprintendenza del Mare, conducono sistematicamente a difesa dell’importante patrimonio culturale siciliano.

L’area è risultata ricca di emergenze archeologiche – dice la direttrice della Soprintendenza del Mare, Valeria Li Vigni – e apre a nuove possibili indagini da effettuare in modo estensivo e sistematico. A seguito di questo ritrovamento, infatti, stiamo già predisponendo una campagna di ricerca estensiva dell’area con la collaborazione del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e del Nucleo Subacqueo dei Carabinieri”.

L’attività ha visto la collaborazione dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi che ha messo a disposizione la vasca di desalinizzazione per i reperti recuperati.

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