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Ma Agrigento quando si libererà dalle catene del passato?

Diego Romeo conversa con Paolo Cilona

Pubblicato 3 anni fa

Il nostro presidente della Repubblica si è detto “turbato e non preoccupato” per i fattacci di Roma. Però impensierisce  il fatto che si aprano periodicamente questi squarci nella fragilità della nostra democrazia.

“Il Presidente della Repubblica ha fatto bene a ridimensionare i fattacci e le aggressioni alla sede del più grande sindacato dei lavoratori. Tuttavia ha espresso grande preoccupazione per la costante azione dei nuclei neofascisti ed in particolare di Forza nuova. Sin dalla Costituzione l’Italia ha sempre registrato rigurgiti fascisti ed in alcuni momenti azioni violente della Sinistra extraparlamentare come le Brigate rosse, come il rapimento di Moro e l’uccisione della sua scorta. Il Paese, le forze politiche dell’arco costituzionale, i sindacati, hanno respinto ogni tentativo di destabilizzazione dell’ordine democratico. Seppur presa da tanti problemi di ordine  sociale, economico, dovuti anche alla pandemia,  l’Italia ha nel suo dna gli anticorpi per respingere ogni tentativo di fibrillazione antidemocratica. Ora occorre con urgenza procedere allo scioglimento di Forza nuova”.

Nell’intervista a Grandangolo il sindaco fa riferimento a pesanti eredità ricevute. Ma dalle catene del passato quando ne potremo uscire visto che l’ensemble  dei mentori politici del sindaco è composta da gente di quarantennale responsabilità politica? Francamente mi metterei in ritiro spirituale per verificare le colpe della mia cinquantennale iscrizione all’Ordine dei giornalisti.

“Il sindaco ha preso coscienza e conoscenza della grave situazione economica e sociale del Comune per le pesanti incrostazioni del passato politico-amministrativo. I problemi sono sotto gli occhi di tutti così come la quarantennale presenza di personaggi politici che vivono ed operano all’interno di uno stagno privo di fuoriuscite di sviluppo. Il sindaco per coerenza e per il rispetto verso i cittadini ha tutto l’interesse di esplicitare al meglio i vari rami di eredità che le passate giunte gli hanno rilasciato e quali dei problemi non hanno possibilmente voluto affrontare e risolvere per opportunità elettorale. Vorrei sperare  che abbia ricevuto in questi mesi validi supporti, da parte della classe parlamentare agrigentina, a sostegno della città. Tu caro Diego fai bene a mettere in evidenza la situazione municipale con grande acume giornalistico e, soprattutto, per evidenziare gli aspetti che lo stesso sindaco pone all’attenzione della comunità. Quindi nessuna tua colpa semmai il merito di stabilire un confronto operativo e funzionale con il primo cittadino e la città”.

Che informazioni possiamo trarre da questa tornata elettorale?  I nuovi “martiri sindaci” che potranno fare?

“Le recenti consultazioni elettorali hanno dimostrato che in Sicilia i risultati dei partiti non sono al pari di quelli visti da Napoli in su. Il risultato della Calabria ha confermato il detto gattopardesco “cambiare tutto per non cambiare niente”. Una Regione alla sbando con grossi problemi specie nel settore della Sanità, dello sviluppo, dell’occupazione va controtendenza al voto espresso in gran parte del Paese. La Sicilia seppure abbia registrato risultati interessanti si muove sulla scia della Regione Calabria. Più regna miseria, disoccupazione, e mancato sviluppo e più le forze della  destra mantengono posizioni di governo cittadino, in forza anche della proliferazione di liste civiche. E qui va di moda il detto ogni popolo si merita i propri amministratori. Anche questo fenomeno è frutto della nostra democrazia. Tuttavia non si è visto lo sfondamento della Lega e del partito della Meloni Fratelli d’Italia. Dalle nostre parti si sono consolidate le forze del centrodestra supportate dalle liste civiche”.

Le liste civiche a go-go continuano ad essere un illusorio alibi  e il “quadro” diventa ancor più desolante allorchè si valutano   i  molti “zero voti” ricevuti da alcuni candidati, magari  con un segretariato politico sulle spalle.

“In una precedente conversazione abbiamo parlato ampiamente del ruolo delle liste civiche durante le elezioni amministrative del 2020. La nostra proposta di inserire nelle liste solo i cittadini residenti nel paese dove si vota non è stata minimamente presa in considerazione dai deputati di Sala d’Ercole. E così abbiamo riscontrato decine e decine di candidati che non hanno preso nessun voto. A che titolo erano stati messi in lista?  La loro è stata cieca ubbidienza verso il capobastone o dello stratega politico di turno. Uno spettacolo indecoroso vedere tanti candidati con zero voti. Si tratta di un vero malcostume politico dietro il quale si nascondono promesse, favori, e probabilmente assunzioni. Di mezzo ci va la sana politica e il sistema democratico. Il caso più strano di egoismo elettorale si è verificato a Favara ove a capeggiare la lista del Pd c’era il segretario provinciale. Un atto di altruismo e di generoso attaccamento al partito. Purtroppo l’illustre dirigente non ha preso alcun voto. Tutelare la candidatura del segretario provinciale doveva essere compito del gruppo dirigente locale, il quale in barba al rispetto del capolista ha preferito scendere nell’arena dei voti di preferenza a favore dei candidati locali. Anche questa è politica del “vita mea mors tua”.

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