Giudiziaria

Licata, torture a disabili psichici postate sui social: 4 condanne 

Quattro condanne anche in Appello per la vicenda delle torture a disabili psichici a Licata postate poi sui social

Pubblicato 2 anni fa

La terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo, presieduta dal giudice Antonio Napoli, ha disposto quattro condanne nel processo scaturito dalla sconvolgente inchiesta sulle torture ad alcuni disabili psichici di Licata postate sui social network. 

I giudici hanno ridotto leggermente le condanne rispetto alla sentenza di primo grado: 7 anni di reclusione ad Antonio Casaccio (9 anni in primo grado); 6 anni e 6 mesi di reclusione a Jason Lauria (8 anni in primo grado); 5 anni e 10 mesi di reclusione a Gianluca Sortino (7 anni in primo grado); 4 anni di reclusione ad Angelo Marco Sortino (7 anni in primo grado). La Corte ha altresì disposto la trasmissione degli atti in Procura, per eventuali provvedimenti, relativi alle dichiarazioni di un testimone in sede di incidente probatorio. Sostituita inoltre la pena accessoria dell’interdizione perpetua, con quella dell’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni, nei confronti di Angelo Marco Sortino. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giovanni Castronovo, Santo Lucia e Giuseppe Vinciguerra.  

Confermato dunque, seppur con lievi diminuzioni di pena, l’intero impianto accusatorio. Un anno e mezzo fa i quattro imputati erano stati condannati dal gup del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano. Una sentenza che per certi versi fece giurisprudenza. Fu la prima volta che in Sicilia venivano condannate delle persone per tortura dall’istituzione del reato nel 2017. 

L’inchiesta, coordinata dall’allora procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto procuratore Gianluca Caputo, risale al gennaio 2021 quando i carabinieri della Compagnia di Licata – guidati dall’allora capitano Francesco Lucarelli – fermarono tre persone accusate di aver picchiato e torturato tre disabili psichici postando poi sui social le immagini registrate con uno smartphone. La vicenda ha avuto un notevole impulso con la decisione delle vittime, spaventate e intimidite, di rompere il muro del silenzio e denunciare tutto ai carabinieri con non poche difficoltà dovute al timore di poter subire ritorsioni. Ritorsioni che puntualmente si sono verificate ai danni di uno degli invalidi che, appena due giorni prima, aveva denunciato i suoi aguzzini. 

Il 21 gennaio 2021, infatti, una delle vittime che aveva deciso di parlare con i carabinieri venne aggredita da più persone. Pochi giorni prima un’altra vittima fu trascinata, legata con nastro adesivo in un vicolo di via Mazzini e picchiata con calci e pugni mentre altri riprendevano con un cellulare la scena poi puntualmente postata da uno dei tre indagati sul proprio profilo Facebook con tanto di faccina sorridente e la didascalia: “Imballaggio Bartolini, consegnamo pacchi in tutta Italia. Per info contattatemi”. 

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *