“Falso nel collaudo dell’impianto di depurazione”, chieste tre condanne
I tre pubblici ufficiali avrebbero attestato falsamente la sussistenza dei presupposti per poter procedere al collaudo
Il sostituto procuratore della Repubblica, Paola Vetro, ha avanzato la richiesta di condanna a tre anni di reclusione ciascuno nei confronti dei componenti della commissione di collaudo dell’impianto di depurazione della zona industriale di Dittaino. Si tratta di Salvatore Chiarelli, ingegnere di Aragona, presidente della commissione; Giuseppe Maria D’Anna, segretario e Giuseppe Galioto, componente dell’organismo. L’accusa per tutti è quella di falso in atto pubblico commesso da pubblico ufficiale.
L’opera, nonostante oltre dieci milioni di euro di investimento e quasi trent’anni dalla progettazione, non è mai stata operativa. Il processo è incardinato ad Agrigento, davanti il gup Stefano Zammuto, perchè i presunti falsi sarebbero avvenuti proprio in provincia.
Secondo l’accusa, i tre pubblici ufficiali avrebbero attestato falsamente la sussistenza dei presupposti per poter procedere al collaudo in maniera tale da favorire l’impresa non facendo pagare oneri e costi maggiori. Per il pubblico ministero tutto questo non sarebbe dovuto avvenire in mancanza di una serie di pareri. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Salvatore Pennica, Daniela Posante e Serena Viola. Si torna in aula il 12 settembre per la sentenza.