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Lampedusa, pescherecci rapinano migranti durante traversate in mare

Per la prima volta la procura di Agrigento contesta il reato di pirateria marittima

Pubblicato 10 mesi fa

Pescatori tunisini che si trasformano in rapinatori e depredano i barchini dei migranti sottraendo non soltanto i motori dell’imbarcazione ma anche denaro e cellulari alle persone. È questo il nuovo fronte sul quale la procura di Agrigento, guidata dal facente funzioni Salvatore Vella, ha lavorato nelle ultime settimane. Veri e propri blocchi navali effettuati dai pescherecci tunisini che, invece di andare a pesca, fermano e rapinano i migranti. Nelle scorse ore la procura ha disposto il fermo di quattro pescatori: si tratta del comandante e dell’equipaggio del motopesca “Assyl Salah”.

Il gip del tribunale di Agrigento Iacopo Mazzullo ha convalidato il provvedimento riconoscendo la bontà dell’attività investigativa svolta da polizia, guardia di finanza e guardia costiera. L’inchiesta nasce dalle dichiarazioni di alcuni migranti superstiti del naufragio, avvenuto il 23 luglio scorso, in acque Sar maltesi, con 5 dispersi, fra cui un bambino. L’attività investigativa si era concentrata anche su un particolare: nelle ultime settimane i barchini utilizzati dai migranti arrivavano senza motore con conseguenti rischi.

“Una vicenda di particolare importanza perché abbiamo individuato un nuovo aspetto criminale, estremamente pericoloso, che avviene nel canale di Sicilia – ha dichiarato il procuratore Salvatore Vella – La rotta che interessa la migrazione clandestina e che ha risvolti nel nostro territorio con Lampedusa. Tra i vari reati che abbiamo individuati si aggiunge quello di pirateria marittima, un reato particolarmente grave per l’ordinamento italiano e che ha importanza nel panorama internazionale. La pirateria mette a rischio la vita della gente in mare, così come avviene per i migranti sui barchini che arrivano in Italia. Gente che parte con imbarcazione di fortuna. Da qualche mese stiamo registrando che diversi barchini arrivano a Lampedusa senza motori. Ci siamo resi conto che diversi pescherecci tunisini attuano condotte di pirateria e depredano questi barchini con veri blocchi navali. Un’attività che sta diventando esclusiva rispetto a quella di pesca.”

Il procuratore facente funzioni sottolinea poi l’importanza di avere interpreti e mediatori culturali a Lampedusa: “Lavorare su Lampedusa continua ad essere difficile sul fronte della polizia giudiziaria: tanti arrivi, pochi interpreti. Abbiamo i migliori investigatori sul campo ma se non abbiamo gli interpreti non riusciamo a sentire i migranti che continuano ad essere la nostra fonte principale di informazione.”

LE IMMAGINI DELL’OPERAZIONE E GLI ARRESTATI

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