Picchiato dal branco nella villa comunale di Ravanusa, arrestato 17enne e scarcerato 56enne
Un nuovo arresto è stato eseguito mentre un altro è stato annullato con l’indagato che è tornato in libertà
Un nuovo arresto è stato eseguito mentre un altro è stato annullato con l’indagato che è tornato in libertà. Ci sono nuovi sviluppi nell’inchiesta sul pestaggio di un cinquantenne avvenuto lo scorso 12 ottobre all’interno della villa comunale di Ravanusa. I carabinieri hanno arrestato un 17enne del posto per i reati di lesioni personali in concorso. Il provvedimento è stato emesso dal tribunale dei Minori su richiesta della locale procura della Repubblica. Il ragazzino è il quinto indagato della vicenda. Torna in libertà, invece, Carmelo Marchese Ragona, 56 anni. L’uomo, difeso dall’avvocato Salvatore Manganello, è stato immediatamente scarcerato dopo che il Riesame ha annullato l’ordinanza del gip del tribunale di Agrigento. Era accusato di stalking per aver, secondo l’impianto accusatorio, minacciato di morte la vittima per ritirare la querela.
La scorsa settimana i carabinieri avevano arrestato – oltre lo stesso Marchese Ragona – anche Giovanni Pio Galiano, 22 anni; Raffaele Mattia Avarello, 19 anni, e Giuseppe Galiano, 48 anni. Ai primi due viene contestato il reato di lesioni aggravate in concorso per aver partecipato attivamente – insieme al minorenne arrestato – al pestaggio del cinquantenne. Le posizioni di altri tre indagati, difesi dall’avvocato Calogero Meli, saranno discusse dal tribunale della Libertà il prossimo 21 novembre. Lo scorso 12 ottobre, infatti, si sarebbero scagliati contro l’uomo picchiandolo anche con l’utilizzo di un tirapugni. La vittima, con il volto tumefatto, riportò traumi sparsi e la frattura di diverse ossa. In quell’occasione venne preso a pugni anche una seconda persona, giunta in soccorso della vittima. Il cinquantenne riconobbe alcuni dei suoi aggressori e denunciò l’accaduto ai carabinieri. Dieci giorni più tardi arrivarono le minacce. Secondo quanto ricostruito, infatti, il padre di uno degli indagati e un conoscente avvicinarono un parente della vittima incaricandolo di comunicare al cinquantenne di ritirare la querela altrimenti “sarebbe accaduta una guerra”.




