Corte d’appello: “Arnone non è socialmente pericoloso”
“Giuseppe Arnone svolge l’attività di avvocato (attualmente, in realtà, risulta sospeso dallo svolgimento dell’attività professionale e cancellato dall’ordine professionale, ndr) e non risulta accompagnarsi a pregiudicati, né allontanarsi dal proprio domicilio in ore notturne per compiere attività delittuosa, né partecipare a pubbliche riunioni ovvero detenere o portare armi in luogo pubblico, appare evidente che l’applicazione […]
“Giuseppe Arnone svolge l’attività di avvocato (attualmente, in realtà, risulta sospeso dallo svolgimento dell’attività professionale e cancellato dall’ordine professionale, ndr) e non risulta accompagnarsi a pregiudicati, né allontanarsi dal proprio domicilio in ore notturne per compiere attività delittuosa, né partecipare a pubbliche riunioni ovvero detenere o portare armi in luogo pubblico, appare evidente che l’applicazione della sorveglianza speciale non sortirebbe alcun effetto limitativo dell’attitudine del proposto a commettere i reati ai quali risulta essere dedito”.
Con queste motivazioni i giudici della sezione misure di prevenzione della Corte di appello hanno confermato il verdetto del Tribunale di Agrigento che rigettava la richiesta di applicazione della sorveglianza speciale a Giuseppe Arnone.
All’origine della richiesta, che fonda le sue basi sulla pericolosità sociale, le numerose vicende giudiziarie (perlopiù di diffamazione ma pure di oltraggio a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, lesioni personali, calunnia e stalking) in cui è coinvolto.
Il sostituto procuratore generale aveva chiesto che il provvedimento venisse applicato per 2 anni. La Corte ha, invece, ritenuto che le vicende giudiziarie in cui è coinvolto Arnone – difeso dagli avvocati Daniela Principato e Francesco Menallo – non rendano necessaria l’adozione di alcun provvedimento restrittivo qual è la sorveglianza speciale che prevede, fra le altre cose, il divieto di uscire da casa negli orari serali e l’obbligo di dimora.