Agrigento

Commemorazione dei defunti, la cerimonia al cimitero di Bonamorone di Agrigento

A celebrare la messa Don Giuseppe Cumbo alla presenza delle più alte cariche civili, militari e religiose che si sono riunite ai piedi del monumento dedicato ai caduti

Pubblicato 1 mese fa

Il 2 novembre celebra il mistero della morte. In queste ore molte persone visitano le tombe dei propri defunti nei cimiteri. Questa mattina, al cimitero comunale Bonamorone di Agrigento, il sindaco di Agrigento Franco Miccichè ha deposto una corona di fiori al Sacrario dei Caduti, poi si è svolta la cerimonia di commemorazione dei defunti; a celebrare la messa Don Giuseppe Cumbo alla presenza delle più alte cariche civili, militari e religiose che si sono riunite ai piedi del monumento dedicato ai caduti in guerra.  La seconda messa si svolgerà alle 16 a Piano Gatta, presieduta dal vicario foraneo Don Mario Sorce. I cimiteri saranno aperti al pubblico fino alle 18.

L’OMELIA DI DON GIUSEPPE CUMBO

Ogni anno siamo chiamati a ricordare comunitariamente tutti i fedeli defunti, coloro che — recita la liturgia — “ci hanno preceduto nella fede e dormono il sonno della pace”. Ho volutamente aggiungere l’avverbio “comunitariamente” perché credo che il ricordo dei nostri cari sia costante nella nostra mente e nel nostro cuore: pensare a un genitore o al proprio figlio, o ai nonni, è una costante nella persona che da questi si è sentita amata. 

La commemorazione dei fedeli defunti — così come la celebrazione delle esequie in generale — costituisce per la Chiesa una opportunità di annuncio della Risurrezione. Ci rendiamo conto, infatti, che in occasioni come questa partecipa alle liturgie gente che non è solita frequentare. Ecco, allora, la necessità di soffermarsi — in questa breve omelia — su ciò che veramente conta, sul kerigma, sull’annuncio di Gesù Signore, crocifisso, morto e risorto. 

Potremmo sintetizzare il messaggio della Parola che abbiamo appena ascoltato con una frase: un banchetto gioioso per i figli che hanno seminato abbondantemente.

Se il banchetto è immagine del paradiso, i figli che hanno seminato abbondantemente sono coloro che riconosciuta la paternità di Dio si sono impegnati a imitarlo. 

Una semina abbondante  

La prima immagine che vorrei evidenziare è quella della semina. “Ciascuno raccoglierà ciò che ha seminato”: è un’espressione comune di cui ci serviamo per sottolineare che il consenso o il dissenso nei confronti di una persona è la conseguenza delle sue azioni o della sua capacità di relazionarsi con gli altri. Questo è confermato dalla pagina del Vangelo che è stata appena proclamata. 

Quanti hanno vissuto in pienezza il tempo che Dio ha messo loro a disposizione e sono stati capaci di riconoscerlo e di servirlo nel povero, senza risparmiarsi e — aggiungerei — con quella naturalezza che è tipica dei puri di cuore, questi hanno seminato abbondantemente amore e saranno accolti alla presenza del Dio-amore. 

Quanti dei nostri cari defunti hanno vissuto così! Se siamo qui a ricordarli, se ne sentiamo la mancanza è perché hanno lasciato un segno nel nostro cuore, hanno seminato bene… 

Ricevono “in eredità il regno preparato fin dalla creazione del mondo” quanti non hanno perso tempo ma lo hanno valorizzato servendo. In realtà, se ci pensiamo un pò, quanti oggi stiamo ricordando sono coloro che in qualche modo hanno contribuito alla nostra crescita e alla nostra formazione, sono coloro che ci hanno dimostrato amore. 

Il Vangelo ci affida una missione: viviamo in pienezza la nostra esistenza, tessiamo relazioni sane, compiamo il bene. Evitiamo di perdere tempo… quanti hanno offerto da mangiare e da bere, quanti sono stati capaci di accogliere e di offrire attenzioni sono stati “i santi della porta accanto” — direbbe Papa Francesco — quanti mettendosi in ascolto di Dio hanno imparato a mettersi in ascolto anche dell’uomo. 

Alziamo il capo dagli schermi dei nostri telefoni cellulari e rendiamoci conto delle opportunità che abbiamo di fare il bene e della bellezza che ci circonda. 

Quanti hanno vissuto il loro pellegrinaggio terreno seminando amore “in quel giorno”, cioè nel giorno della risurrezione, saranno invitati a un banchetto gioioso.  

Un banchetto gioioso 

Sarà imbandito su un monte il banchetto di grasse vivande. Il profeta Isaia nella prima lettura ci ha offerto la descrizione del paradiso: una grande casa paterna dove tutti i popoli e tutte le nazioni condivideranno la stessa mensa, si guarderanno “senza veli” (potremmo dire: con sguardo puro), dove non ci saranno guerra, morte e disprezzo. In paradiso tutti ascoltano il Signore e tutti lo riconoscono salvatore e fonte di speranza. 

È questo il luogo dove vogliamo pensare i nostri cari defunti. La nostra preghiera oggi ci spinge a chiedere al Signore la ricompensa eterna per coloro che hanno seminato abbondantemente nella nostra vita. È la nostra preghiera di suffragio. 

La prima lettura ci provoca. Se questa è la descrizione del paradiso, possiamo dirlo, siamo lontani. Non sempre dimostriamo di volere sedere a mensa con i nostri fratelli (pensiamo a molte nostre famiglie frantumate e divise); non sempre guardiamo gli altri con sguardo puro: il profeta parla di un velo che sarà strappato, noi dovremmo addirittura abbattere muri! Carissimi fratelli e sorelle questo non potrà realizzarsi fino a quando non decideremo di metterci in ascolto della Parola di Dio e non lo riconosceremo come unico ispiratore delle nostre azioni, dei nostri pensieri e della nostra capacità di amare. 

Il ricordo dei nostri cari ci stimoli a non rinviare nel tempo esperienze di servizio, di perdono (da offrire e da chiedere) e di collaborazione. Per andare a trovare mio fratello non devo attendere il giorno in cui potrò farlo al cimitero, è bene farlo adesso… 

Uneredità che non si consuma 

L’invito e la provocazione della Parola ci mettono dinanzi alla nostra identità: siamo figli di Dio. Il battesimo che abbiamo ricevuto ha innestato la nostra vita in quella di Dio. Vivendo la nostra storia con le sue sofferenze, noi entriamo in sintonia con la passione e la storia terrena del Cristo. Da questa sintonia di fede e di grazia scaturisce la nostra partecipazione anche alla tappa successiva, quella della gloria pasquale. 

È questa verità che ci permette di sentirci in comunione con i nostri cari defunti: nel battesimo sono stati uniti alla morte di Cristo, oggi, sono partecipi della sua risurrezione. 

Affidiamo alla misericordia del Signore i nostri cari. Preghiamo per quanti sono stati accolti nella Gerusalemme nuova in questo ultimo anno. Preghiamo per le vittime dell’alluvione in Spagna.

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