Estorsione con metodo mafioso a Canicattì, tribunale autorizza meccanico a lavorare
Il tribunale ha dato l’ok al canicattinese a poter svolgere l’attività lavorativa presso l’officina del padre per provvedere così al sostentamento dei familiari
I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento, accogliendo l’istanza avanzata dagli avvocati Salvatore Pennica e Annalisa Lentini, hanno concesso l’autorizzazione ad uscire da casa e recarsi sul posto di lavoro ad Antonio La Marca, 36 anni, meccanico di Canicattì. L’uomo, recentemente scarcerato e posto ai domiciliari, era stato arrestato nel luglio 2024 a margine di una operazione della Squadra mobile di Agrigento con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il tribunale ha dato l’ok al canicattinese a poter svolgere l’attività lavorativa presso l’officina del padre per provvedere così al sostentamento dei familiari.
La Marca è imputato insieme ad altre due persone: Antonio Maira, 74 anni, ritenuto il personaggio principale dell’intera inchiesta, e Giovanni Turco, 25 anni. Il pm della Dda di Palermo ha chiesto nei confronti del meccanico canicattinese la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione. I fatti al centro del processo risalgono al 2023 quando – secondo la ricostruzione della Dda di Palermo – Maira, facendo leva sulla sua vecchia appartenenza alla Stidda, avrebbe minacciato e costretto la proprietaria di un immobile a non affittare i suoi locali a soggetti che avevano intenzione di aprire un’officina e che avrebbero potuto dunque creare concorrenza a La Marca, titolare della medesima attività commerciale.
Un’intera famiglia canicattinese che però non ha piegato la testa e ha deciso di denunciare arrivando addirittura a filmare il momento in cui venivano indirizzate nei loro confronti pesanti minacce.


