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Evasione Cesare Genova: chieste due condanne, prescrizione “salva” tutti gli altri

“Desolante. E’ l’unica parola che mi viene da tutta questa vicenda”. E’ cominciata così la requisitoria nell’ambito del processo sulla fuga dell’ergastolano Cesare Genova, evaso nel 2010 dal carcere di Rebibbia dove stava scontando la pena per omicidio, e catturato nel luglio dell’anno seguente nelle campagne di Palma di Montechiaro. Il processo, che si celebra […]

Pubblicato 5 anni fa

“Desolante. E’ l’unica parola che mi viene da tutta questa vicenda”. E’ cominciata così la requisitoria nell’ambito del processo sulla fuga dell’ergastolano Cesare Genova, evaso nel 2010 dal carcere di Rebibbia dove stava scontando la pena per omicidio, e catturato nel luglio dell’anno seguente nelle campagne di Palma di Montechiaro. Il processo, che si celebra davanti la seconda sezione del Tribunale di Agrigento presieduta da Angela Wilma Mazzara, vede tra gli imputati – oltre lo stesso Genova – altre otto persone tra fiancheggiatori ed esponenti delle forze dell’ordine. Secondo l’accusa i carabinieri coinvolti nella vicenda avrebbero garantito, o quantomeno omesso, la presenza del latitante in quel territorio. 

Il lungo tempo trascorso (i fatti risalgono a quasi nove anni fa) impedisce di accertare la provata responsabilità” ha proseguito il pm durante la requisitoria. In effetti sono soltanto due le richieste di condanna avanzate dall’accusa: 9 anni e 6 mesi per Cesare Genova (non doversi procedere per il reato di evasione in quanto già giudicato) e 2 anni nei confronti di Vincenzo Noto, uno dei presunti faccendieri. Richieste di assoluzione  e non luogo a procedersi per prescrizione nei confronti dei carabinieri Umberto Cavallaro, Andrea Mirarchi e Giuseppe Federico così come altri quattro presunti fiancheggiatori: si tratta dei palmesi Francesco e Calogero Burgio,del romano Aurelio Nardella e della sambiagese Carmela Forte. 

La vicenda – come ha illustrato il pm in aula – nasce nel maggio 2011 quando fu denunciata una rapina nel terreno di proprietà di una persona defunta. In quell’occasione fu segnalato il numero di targa di un’auto che si aggirava con sospetto in quel luogo e, dopo un controllo, risultò intestata al carabinieri Mirarchi. Da quel momento viene intercettato e pedinato dai suoi stessi colleghi che scoprono una rete composta dagli altri odierni imputati. Dall’arresto di un bracciante agricolo che lavorava nei campi dei fratelli Burgio si arrivò alla conferma della presenza di tale “Zio Peppe” ovvero Cesare Genova che fu arrestato dai carabinieri di Licata. 

La parola passa adesso agli avvocati della difesa – tra gli altri Santo Lucia, Annalisa Russello, Salvatore Pennica, Calogero Meli, che concluderanno il prossimo 25 settembre. Poi si attenderà la sentenza. 

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