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Faida Favara-Liegi, presunta vittima di estorsione ritratta e finisce sotto inchiesta

Una delle presunte vittime di estorsione ritratta le accuse in aula e finisce sotto inchiesta

Pubblicato 2 anni fa

“Non so, non ricordo. Se l’ho detto prima ho mentito. Vardaro non so se spacciava, io ho acquistato cocaina soltanto da Emanuele Ferraro (defunto, ucciso proprio nella faida).” Una delle presunte vittime di estorsione di Carmelo Vardaro, a processo davanti i giudici della Corte di Assise del tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato, ritratta tutto in aula e finisce sotto inchiesta per falsa testimonianza.

E’ accaduto durante l’udienza del processo a carico del favarese, unico imputato che ha scelto la via del rito ordinario nell’ambito dell’inchiesta sulla faida Favara-Liegi. Una delle presunte vittime di estorsione, dopo aver messo a verbale le accuse davanti i poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, fa un clamoroso dietrofront. E, su richiesta del sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Alessia Sinatra, finisce sotto inchiesta con la Corte che ha inviato gli atti alla Procura di Agrigento.

Carmelo Vardaro 45 anni, di Favara, difeso dall’avvocato Salvatore Virgone,  è accusato di uno degli episodi più efferati della cosiddetta faida Favara – Belgio, ossia l’assassinio  di Mario Jakelich ed il ferimento di Maurizio Distefano avvenuto il 14 settembre del 2016 in Belgio (reato contestato anche ad Antonio Bellavia, 48 anni e Calogero Bellavia, 30 anni). Altri sette imputati  hanno chiesto di essere giudicati col rito abbreviato: Antonio Bellavia, 48 anni, residente in Belgio; Calogero Bellavia, 30 anni, di Favara; Calogero Ferraro, 43 anni, di Favara; Calogero Gastoni, 38 anni, di Agrigento; Carmelo Nicotra, 39 anni, di Favara; Gerlando Russotto, 31 anni, di Favara; Vincenzo Vitello, 64 anni, di Favara.

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