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Favorirono il boss Leo Sutera: tornano in carcere Tabone e Vaccaro

Dovranno scontare 10 mesi e 10 giorni di reclusione

Pubblicato 1 anno fa

Dopo la sentenza definitiva della Suprema corte che aveva confermato le condanne del boss Leo Sutera di Sambuca di Sicilia e quelle dei suoi favoreggiatori, tutti suoi compaesani, Giuseppe Tabone, 57 anni,  Vito Vaccaro, di 61 anni e Maria Salvato, 48 anni, si sono riaperte le porte del carcere di Sciacca per Tabone e Vaccaro che dovranno scontare 10 mesi e 10 giorni di reclusione.

Con loro, ma in carcere era già stata portata nel dicembre scorso, anche la donna condannata  tre anni di reclusione. In pratica è stato eseguito un ordine di carcerazione dell’Ufficio esecuzioni penali che ha preso atto della definitività della sentenza.

La vicenda ha avuto per protagonista principale Leo Sutera alias “il professore”, ritenuto tra gli uomini più fidati del superlatitante Matteo Messina Denaro e per anni ai vertici di Cosa Nostra agrigentina.

Sutera rispondeva di associazione per delinquere di tipo mafioso. Il capomafia sambucese, che ha fatto parte della cerchia ristretta dei soggetti in contatto con il latitante trapanese Matteo Messina Denaro, è stato al centro di un’indagine iniziata nel 2015 «che ha consentito di ricostruire gli interessi criminali di Sutera e le responsabilità dei suoi sodali. Sutera avrebbe impartito direttive attraverso la costante partecipazione a riunioni ed incontri con gli altri associati e presieduto a tutte le relative attività ed affari illeciti, curando la gestione delle interferenze nella realizzazione delle opere oggetto di appalti ed opere pubbliche, nonché assicurando il collegando con altre articolazioni territoriali di Cosa nostra.

Il boss di Sambuca di Sicilia avrebbe potuto contare sull’apporto di Giuseppe Tabone, Maria Salvato e Vito Vaccaro «particolarmente attivi nell’aiutare il capomafia aiutandolo ad eludere le indagini, salvaguardandone gli spostamenti e la comunicazione». Tabone e Salvato lo avrebbero tenuto costantemente informato dell’esistenza di telecamere e di possibili attività investigative nei suoi confronti, mentre Vaccaro avrebbe anche messo a sua disposizione mezzi e risorse, tra cui un immobile da destinare ad incontri riservati.

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