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“Gestiva traffico di droga e ordinava attentati dalla cella”, James Burgio resta in carcere 

Secondo l’accusa Burgio, nonostante sia detenuto ormai da tempo, si sarebbe imposto ai vertici dell’associazione accrescendo il suo spessore criminale

Pubblicato 2 mesi fa

Nonostante sia ormai detenuto da diversi anni, per scontare una condanna per tentato omicidio, sarebbe riuscito ad imporsi nel panorama criminale agrigentino – ragionando da “pari a pari” anche con esponenti di vertice di Cosa nostra – accrescendo notevolmente il suo spessore criminale. Il tribunale del Riesame, rigettando il ricorso avanzato dagli avvocati Salvatore Pennica e Giuseppe Barba, ha confermato la custodia cautelare in carcere per James Burgio, 32 anni, di Porto Empedocle, ritenuto al vertice di un’associazione a delinquere in grado di trafficare droga nell’agrigentino con l’aggravante di aver agevolato e garantito il prestigio criminale al suocero Antonio Massimino, storico capomafia di Villaseta.

Il tribunale della Libertà, pur annullando tre singole accuse relative ad una tentata estorsione e due danneggiamenti a seguito di incendio, ha confermato il carcere per l’empedoclino. Burgio, secondo l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, avrebbe gestito il traffico di droga dal carcere impartendo ordini ai sodali, detenendo la cassa comune del gruppo ed emettendo “sentenze” per punire chi non pagava debiti o “sgarrava”. Decisivo, in tal senso, il sequestro di alcuni cellulari allo stesso Burgio in carcere. L’inchiesta – che si colloca nel tempo alla fine del 2024 – fotografa prima le tensioni tra i clan di Villaseta e Porto Empedocle e, in seguito, una pace raggiunta con la costituzione di un vero e proprio cartello.

L’accordo, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, prevedeva la spartizione delle piazze di spaccio (Agrigento e Porto Empedocle) con lo stupefacente acquistato dalle due consorterie a seconda del territorio di competenza. Burgio avrebbe imposto Cristian Terrana (altro genero di Massimino) alla guida delle piazze di spaccio in nome del boss Massimino: “Perchè li è Agrigento e c’è uno che manca che avi nome e cognome e sta persona sta continuando a pagare nel senso a galera perciò tra cui io pensavo pure per sto santo cristiano, io lì in quella zona dovrò avere il Green Pass”. E ancora: “Io una vita di galera mi sto ammuccando per ste cose.. per poi possibile che chi appartiene a me non aveva un posto.. A primo sale ci spetta perchè è un bravo ragazzo e ci spetta per chi non c’è e poi io ho pensato sempre a chi non c’è da due anni di file e dunque lasciando stare primo sale io la a villaseta agrigento potrei fare quello che voglio”. Una richiesta, quella di imporre Terrana al vertice delle piazze di spaccio, che sarebbe stata accolta dai nuovi boss Pietro Capraro e Gaetano Licata che, dopo l’arresto di Antonio Massimino, avrebbero ereditato il comando della cosca di Villaseta.

L’ascesa criminale di James Burgio, secondo i magistrati antimafia, viene coltivata proprio dall’interno del carcere. L’empedoclino, nonostante anni di detenzione, sarebbe riuscito a comunicare senza nessun ostacolo con l’esterno grazie ai telefonini, impartire ordini, organizzare le piazze di spaccio e finanche decidere spedizioni punitive con armi da guerra. 

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