Gruppo Pelonero, confiscate quattro società e conti bancari ma no alla misura di prevenzione
Tre società e alcuni conti del gruppo Pelonero passano allo Stato ma viene rigettata l’applicazione della sorveglianza speciale: “La pericolosità sociale non è attuale”
La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, presieduta dal giudice Ettorina Contino, ha disposto la confisca di quattro società, un immobile e l’eventuale saldo attivo di trenta conti correnti riconducibili al gruppo Pelonero, per anni leader di negozi di articoli da regalo, casalinghi e giocattoli in provincia di Agrigento. Il gruppo imprenditoriale è finito sotto inchiesta cinque anni fa con l’accusa di aver orchestrato una serie di operazioni di bancarotta per un importo complessivo di 5 milioni di euro.
Il tribunale di Palermo, accogliendo parzialmente la proposta della procura di Agrigento, ha disposto la confisca delle società “Passione di casa srl”, “Cash&Carry punto freddo srl”, “Fa&Ga srl” e la quota sociale della “Calzature&Giocattoli srl”. Passano allo Stato anche un immobile situato ad Agrigento e l’eventuale saldo attivo di ben 30 conti correnti intestati ai componenti della famiglia Sferrazza.
I giudici hanno invece rigettato la richiesta della procura di Agrigento di applicare la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nei confronti di Gaetano Sferrazza, 83 anni, e dei figli Gioachino e Diego, 59 e 56 anni. Per il tribunale non sussiste l’attuale pericolosità sociale dei proposti: “Le condotte di bancarotta fraudolenta realizzate da Gaetano Sferrazza, Gioachino Sferrazza e Diego Sferrazza depongono senza dubbio per la riconoscibilità dei predetti alla categoria di pericolosità [..] tuttavia tenuto conto del lasso di tempo trascorso dalle ultime manifestazioni della relativa pericolosità (2016) e dell’insussistenza di qualsiasi allegazione da parte dell’autorità proponente per il periodo successivo, non ricorre alcun elemento al quale ancorare la valutazione di attuale pericolosità dei proposti.”
La vicenda è collegata all’inchiesta “Malebranche”. Il “sistema” ipotizzato dalla procura di Agrigento era quello classico delle bancarotte: le aziende del gruppo, quando raggiungevano il massimo volume di affari, secondo l’accusa, venivano svuotate di beni e risorse che venivano fatte confluire su un’altra azienda del gruppo. L’operazione portò nel 2020 all’arresto di dieci persone ma le misure cautelari personali vennero annullate sia dal Riesame che dalla Cassazione escludendo il reato di associazione a delinquere. Alcune imprese furono però sequestrate e oggi passano definitivamente allo Stato. Il processo a carico di 19 imputati è ancora in corso mentre dieci mesi fa è stata assolta la commercialista Graziella Falzone (erano stati chiesti 7 anni di reclusione), unica ad aver scelto il rito abbreviato. Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati Giovanni Castronovo, Daniela Posante, Giacinto Paci, Antonella Arcieri e Francesco Turoni.