Agrigento

Le cosche di Villaseta-Porto Empedocle, i segreti del clan nei cellulari sequestrati 

L’analisi del contenuto dei cellulari sequestrati agli indagati prosegue con l’obiettivo di riuscire a svelare i segreti ancora tenuti nascosti

Pubblicato 2 mesi fa



Le nuove tecnologie, così come emerso nelle più recenti operazioni antimafia, rappresentano ormai la nuova frontiera per le cosche che sempre più spesso fanno ricorso a chat criptate, messaggistica istantanea e dark web per comunicare in sicurezza, comprare armi e ordinare droga. Il “campo di battaglia” nella lotta alla criminalità organizzata si sposta sempre più dalle strade al web. Gli investigatori, oltre ad essere impegnati nelle più classiche tecniche investigative, hanno ben compreso che molti dei segreti e degli affari delle cosche passano proprio dalle chat segrete, dai cellulari criptati e dalle piattaforme di messaggistica istantanea.

Ed è proprio quello che sta accadendo con l’inchiesta Caronte, l’ultima operazione che ha duramente colpito i clan di Villaseta e Porto Empedocle facendo luce su un’associazione dedita al traffico di stupefacenti. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo, dopo aver sequestrato i cellulari agli indagati arrestati nelle scorse settimane, ha disposto delle perizie informatiche in grado di “spulciare” ed estrapolare il contenuto di ciascun dispositivo: video, immagini, conversazioni. Una miniera di informazioni di assoluto rilievo investigativo. Ed è così che è stato possibile, ad esempio, confrontare una mitraglietta sequestrata ad uno degli indagati durante il blitz con una immagine inviata e rinvenuta nel cellulare utilizzato da James Burgio, detenuto da anni, ritenuto al vertice del sodalizio. L’arma è ritenuta la stessa utilizzata per compiere un atto intimidatorio ai danni di un panificio a Porto Empedocle lo scorso giugno.

E ancora, importanti riscontri vengono sempre da chat e immagini che gli indagati si scambiavano. Ed è stato così possibile fissare date, luoghi, dettagli in grado di collocare un indagato in un determinato posto e a quella determinata ora. Non soltanto armi ma anche soldi e pizzini. La contabilità del clan, infatti, veniva annotata su dei fogli e inviata con chat da telefoni ritenuti sicuri. Fotografie di mazzette di denaro ritenute parte dell’incasso dell’attività di spaccio. E così gli investigatori sono riusciti a ricostruire la portata del business e quantificare il volume d’affari. L’analisi del contenuto dei cellulari sequestrati agli indagati prosegue con l’obiettivo di riuscire a svelare i segreti ancora tenuti nascosti. 

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

banner omnia congress