Apertura

L’ex boss parla e svela mazzette al Comune: 7 arresti (due imprenditori agrigentini, vd)

E’ un fiume in piena Filippo Bisconti, ex imprenditore edile a capo della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno che, dopo il suo arresto avvenuto nell’ambito della maxi operazione antimafia “Cupola 2.0” che ha decapitato la Commissione che tornava a riunirsi dopo la morte di Totò Riina nel dicembre 2018, ha deciso di collaborare con la […]

Pubblicato 4 anni fa

E’ un fiume in piena Filippo Bisconti, ex imprenditore edile a capo della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno che, dopo il suo arresto avvenuto nell’ambito della maxi operazione antimafia “Cupola 2.0” che ha decapitato la Commissione che tornava a riunirsi dopo la morte di Totò Riina nel dicembre 2018, ha deciso di collaborare con la giustizia. E sono tante le cose che l’ex boss sta svelando puntando il dito contro ex sodali, picciotti ma anche politici ed imprenditori. Non a caso, dal giorno della collaborazione di Bisconti con i magistrati, nel piccolo paese palermitano si è tornati a sparare: due omicidi ed un tentato omicidio contro persone ritenute vicine proprio all’ex boss: l’ultimo fatto di sangue, in ordine di tempo, proprio ieri con l’assassinio del fratello di un fedelissimo di Bisconti.

Ed è cosi che nasce l’operazione “Giano Bifronte” – condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza e i Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Palermo – che ha portato all’arresto all’alba di 7 persone accusate di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico. Tra loro consiglieri comunali, imprenditori, professionisti. In manette finiscono (ai domiciliari) i consiglieri comunali di Palermo Sandro Terrani, 51 anni, e Giovanni Lo Cascio, 50 anni, già presidente della 2^ commissione urbanistica; i funzionari comunali Mario Li Castri, 54 anni, di Palermo, già dirigente dell’Area Tecnica della Riqualificazione Urbana e delle Infrastrutture; Giuseppe Monteleone, 59 anni, di Palermo, già dirigente dello Sportello Unico Attività Produttive; il professionista Fabio Seminerio, 57 anni di Palermo, architetto;  gli imprenditori agrigentini Giovanni Lupo, 86 anni  di San Giovanni Gemini  e Francesco La Corte, 47 anni,(cl. 73), originario di Ribera, rispettivamente amministratore di fatto e di diritto della Biocasa s.r.l. (con sede in Palermo) operante nel settore edilizio. All’architetto Agostino Minnuto, 60 anni,  originario di Alia (PA), è stato notificato l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

Le indagini hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un comitato d’affari composto da imprenditori e professionisti in grado di incidere sulle scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali, i quali avrebbero asservito la pubblica funzione agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore dell’edilizia privata.

Operazione Giano bifronte, mazzette al Comune di Palermo: sette arresti

Nel corso del 2016, Seminerio e soggetti a lui riconducibili hanno presentato – per conto di numerosi imprenditori – tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo (via Maltese, via Messina Marine e via San Lorenzo) e conseguente realizzazione di complessive 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata.

Per derogare al piano regolatore generale era necessario che il Consiglio Comunale attestasse il pubblico interesse di tali iniziative.

L’istruttoria sulle proposte di deliberazione è stata curata da Li Castri, all’epoca a capo dell’Area Tecnica del Comune, il quale, da un lato, si trovava in situazione di incompatibilità, essendo stato socio in affari con Seminerio, con il quale manteneva assidua frequentazione, dall’altro, rilasciava parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata. In cambio, Li Castri accettava la promessa (formulata da La Corte e Lupo, interessati all’approvazione dei piani costruttivi) di assegnare a Seminerio la direzione dei lavori edilizi da realizzarsi, che a sua volta avrebbe destinato a Li Castri una parte dei profitti percepiti a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale delle tre proposte di deliberazione.

Anche Monteleone si adoperava per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo.

I consiglieri comunali, destinatari del provvedimento, in cambio della promessa di utilità di varia natura, si sarebbero adoperati per una rapida calendarizzazione ed approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore.

In un’altra vicenda Li Castri , sempre nel suo ruolo di dirigente comunale, avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia della Biocasa, consentendo di aumentare le unità abitative da realizzarsi da 72 a 96. Il progetto era stato redatto anche in questo caso dal suo ex socio in affari Seminerio, al quale veniva assegnato l’incarico di direttore dei lavori.

Monteleone, già dirigente dell’Area Tecnica, curava alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla Biocasa anche per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare sempre a Palermo, avallando varianti in aumento al fine di consentire la realizzazione di un maggior numero di unità abitative da 96 a 133. In cambio Lupo, La Corte e A.M. gli promettevano 15.000 euro. I primi due, inoltre, assegnavano a una strettissima amica di Monteleone, molteplici incarichi professionali, corrispondendole cospicue somme di denaro.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *