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Licata, blitz Halycon: spunta il nome del deputato Pullara: “E’ massone”

Dalle carte dell’inchiesta Halycon, che ha portato al fermo di sette persone del clan Lauria e di un funzionario regionale dell’assessorato all’Ambiente, emerge un episodio che vede indirettamente coinvolto il deputato regionale Carmelo Pullara, originario di Licata.  Viene intercettata una conversazione nel luglio 2016 tra Giovanni Lauria e l’imprenditore agricolo Giovanni Mugnos, anche lui destinatario […]

Pubblicato 5 anni fa

Dalle carte dell’inchiesta Halycon, che ha portato al fermo di sette persone del clan Lauria e di un funzionario regionale dell’assessorato all’Ambiente, emerge un episodio che vede indirettamente coinvolto il deputato regionale Carmelo Pullara, originario di Licata. 

Viene intercettata una conversazione nel luglio 2016 tra Giovanni Lauria e l’imprenditore agricolo Giovanni Mugnos, anche lui destinatario del provvedimento di fermo: “Carmelo sta cercando di sistemare una cosa.. di Vito … che è per renderla definitiva o quasi …”

Questo quello che scrivono gli inquirenti nel provvedimento: “Infine a conferma della pervasività del potere esercitato dal “professore” e dei pericolosi contatti con esponenti delle istituzioni emergeva che questi, per risolvere la situazione lavorativa del figlio Vito che era in cerca di un’occupazione stabile ed a tempo indeterminato, vantava l’interessamento del deputato regionale Carmelo Pullara. Peraltro, come accertato dalla Pg., detto risulta iscritto nelle liste della loggia massonica “Arnaldo da Brescia” di Licata il cui maestro venerabile è proprio Vito Lauria”.

“Ed in effetti – scrivono i magistrati – le successive attività svolte permettevano di accertare che Vito Lauria, dipendente a tempo determinato fino al marzo 2017 per la società Dms. srl, successivamente alla capostazione del colloquio iniziava a lavorare, con contratto a tempo indeterminato, per la Pidiemme Consulting srl.”

C’è un altro episodio che emerge dall’inchiesta Halycon e che tira in ballo il deputato regionale Carmelo Pullara, ex membro della commissione regionale antimafia, e risale al 13 aprile 2017 quando avviene un incontro tra Giacomo Casa e l’ex sindaco di Licata Angelo Graci. 

Scrivono i giudici: “Le acquisizioni tecniche hanno inoltre consentito di documentare come un ex esponente delle istituzioni, Angelo Graci si sia recato in visita al Casa, rivendicando di essersi fatto tramite nei confronti di altro esponente politico locale, l’odierno parlamentare della Regione Siciliana Carmelo Pullara, per il soddisfacimento delle esigenze lavorative dei figli del medesimo Casa.” “Il tenore del colloquio rende peraltro ben evidente la consapevolezza che sia il Graci che il Pullara nutrivano del ruolo mafioso rivestito dal CASA, come inequivocabilmente si trae da quanto affermato dall’ex sindaco :“se lui è … se lui è veramente amico come si vuole dimostrare ora…amico… perché lui deve dimostrare quello che è… se è… veramente… perché lo sa che siete Voi.” 

“L’episodio  – si legge nel provvedimento – offre una tangibile prova del radicato potere mafioso acquisito dalla famiglia di Licata, capace di tessere segreti rapporti con compiacenti esponenti politici. Assai eloquente è al riguardo il racconto riferito dal Casa delle modalità riservate accortamente utilizzate dal Pullara per incontrarlo (“l’altra sera avevamo un appuntamento e lui ha visto l’azione che ho fatto io …me ne sono salito sopra che c’era un mio amico … lui con gli occhi se ne è accorto e poi è venuto fino a sopra … lo ha capito se sono “sperto o se sono scimunito”… capito? è inutile che io mi faccio vedere dagli amici tuoi”).

L’ultimo episodio in ordine di tempo che vede emergere il nome del deputato regionale Carmelo Pullara risale al 21 maggio scorso quando l’onorevole Pullara telefonava al Angelo Lauria, 45 anni, definito dagli inquirenti “colletto bianco” e membro della famiglia mafiosa di Licata. 

Scrivono i giudici: “il 21.5.2019 l’onorevole Pullara telefonava al Angelo Lauria, che come accertato dalla PG riveste ad oggi la carica di componente del collegio dei probiviri della Banca Popolare Sant’Angelo di Licata, richiedendone l’interessamento al fine di trovare presso detta Banca una sistemazione lavorativa ad un soggetto non menzionato ma dal politico appellato quale “amico nostro.”

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