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Mafia e droga: cosca in ginocchio: nove arresti (ft e vd)

E’ Antonino Di Maggio, 55 anni, originario di Torretta, ritenuto dagli inquirenti il reggente della famiglia mafiosa di Carini, fino al momento del suo arresto, avvenuto nel novembre 2016, con l’accusa di aver partecipato al duplice omicidio di Giuseppe Mazzamuto e Antonino Failla, il nome di spicco tra i 9 arrestati all’alba di oggi dalla […]

Pubblicato 6 anni fa

E’ Antonino Di Maggio, 55 anni,
originario di Torretta, ritenuto dagli inquirenti il reggente della famiglia
mafiosa di Carini, fino al momento del suo arresto, avvenuto nel novembre 2016,
con l’accusa di aver partecipato al duplice omicidio di Giuseppe Mazzamuto e Antonino
Failla, il nome di spicco tra i 9 arrestati all’alba di oggi dalla Squadra
mobile di Palermo che ha smantellato la cosca mafiosa di Carini (Palermo).

In manette anche Vincenzo Passafiume, 69 anni, Salvatore Amato, 68 anni, Antonino Vaccarella, 39 anni, Salvatore Lo Bianco, 25 anni, Giuseppe Daricca, 29 anni e Fabio Daricca, Giuseppe Patti, 45 anni. Antonino Di Maggio, Fabio Daricca e Alessandro Bono erano già detenuti.

I reati contestati sono, a vario
titolo, associazione mafiosa, detenzione e spaccio di stupefacenti.

Le indagini sono coordinate dalla
Dda di Palermo.

Il provvedimento giunge al
termine di un’attività d’indagine effettuata dalla Squadra mobile di Palermo
sulla famiglia mafiosa di Carini, che si è avvalsa, tra l’altro, delle
dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gaspare Pulizzi, Francesco
Briguglio e Antonino Pipitone.

Sono stati, altresì, individuati
in Vincenzo Passafiume e Salvatore Amato, 68 anni i più stretti collaboratori
di Di Maggio, incaricati della gestione delle attività estorsive e Fabio
Daricca, quale affiliato a totale disposizione del capofamiglia e collettore
tra la famiglia mafiosa ed un sodalizio criminale dedito al traffico di
sostanze stupefacenti.

In particolare, Vincenzo
Passafiume era uomo di assoluta fiducia del capofamiglia Antonino Di Maggio tanto
da gestire, insieme ad Salvatore Amato, una intricata vicenda relativa alla
compravendita di un terreno c.d. “delle monache” ubicato a Villagrazia di
Carini del valore di 500/600 mila euro. L’affare vedeva coinvolto proprio il
boss Di Maggio come percettore finale di ingenti somme di denaro.

Le indagini, inoltre, hanno
evidenziato come gli uomini di Di Maggio controllassero in modo capillare il
territorio di riferimento, con la sistematica sottoposizione ad estorsione
degli operatori economici della zona. I commercianti, inoltre, dovevano munirsi
di una sorta di “autorizzazione” preventiva della famiglia ancor prima di avviare
una qualunque attività.

I fratelli Fabio e Giuseppe Daricca,
Antonino Vaccarella, Salvatore Lo Bianco, Alessandro Bono, e Giuseppe Patti rispondono
di traffico di sostanze stupefacenti, cocaina in particolare.

Nel corso delle indagini, presso
un immobile abbandonato a Villagrazia di Carini, base operativa del sodalizio
criminoso, sono state sequestrate alcune partite di cocaina e le attrezzature
necessarie per pesare e confezionare la sostanza.

Sono stati, inoltre, individuati
in Alessandro Bono (narcotrafficante di livello internazionale che curava
personalmente l’importazione di cocaina dal Sud America) titolare di pompe
funebri, e in Fabio Daricca (già condannato per analoghi reati nel corso del
processo Addio pizzo 5) i vertici dell’organizzazione dedita allo spaccio di
sostanze stupefacenti.

A Carini negli ultimi anni sono
stati messi a segno i più grossi sequestri di droga. Lo scorso anno nella zona
industriale è stato sequestrato un carico di droga, 1470 chili di hashish, che
viaggiava sui tir.

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