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Omicidio marmista a Cattolica Eraclea: il racconto di un massacro, il medico legale: “Forse aggredito da più persone”

E’ stato un vero e proprio massacro quello avvenuto la sera del 6 dicembre scorso all’interno del laboratorio di via Crispi del marmista di Cattolica Eraclea Giuseppe Miceli. A raccontarlo è il medico legale Ignazio Tavormina che ha effettuato l’ispezione cadaverica e, in seguito, ne ha disposto anche l’autopsia sul cadavere.  Nuova udienza in Corte […]

Pubblicato 5 anni fa

E’ stato un vero e proprio massacro quello avvenuto la sera del 6 dicembre scorso all’interno del laboratorio di via Crispi del marmista di Cattolica Eraclea Giuseppe Miceli. A raccontarlo è il medico legale Ignazio Tavormina che ha effettuato l’ispezione cadaverica e, in seguito, ne ha disposto anche l’autopsia sul cadavere. 

Nuova udienza in Corte d’Assise, presieduta dal giudice Angela Wilma Mazzara con a latere Giuseppe Miceli, del processo a carico dell’operaio Gaetano Sciortino, arrestato mesi dopo il delitto quale esecutore dopo il rinvenimento da parte dei carabinieri di alcune punte di trapano, registrate con un numero di matricola, e di una scarpa riconducibile allo stesso. 

In aula il medico, responsabile di medicina legale presso l’ospedale di Sciacca, ha sviscerato con minuzia i particolari venuti fuori dagli esami sul corpo del povero marmista. E sono diversi gli elementi di particolare interesse che riferisce alla Corte: orario della morte, oggetti contundenti usati, dinamica dell’omicidio “azzardando” anche una ipotesi investigativa finora mai emersa. Ad aggredire all’interno del laboratorio il marmista potrebbero essere state più persone e non soltanto una. 

“Dopo l’ispezione cadaverica – dice il medico – ho disposto l’autopsia sul cadavere perché in presenza di un evidente omicidio. La vittima ha provato a difendersi senza successo. La causa della morte è stata la frattura della base cranica. In base agli elementi riscontrati posso collocare l’orario dell’omicidio intorno le 22 del 6 dicembre. L’uomo non aveva ancora digerito il pranzo dato che abbiamo rinvenuto alimenti nello stomaco e solitamente ci vogliono 5-6 ore prima della digestione.”

Il dottore ha poi raccontato le modalità del delitto: “Erano molte le ferite provocate da diversi, almeno otto, oggetti contundenti. Tutti di notevole spessore e grandezza. Sicuramente il booster, un pezzo di marmo, batterie di trapano di cui abbiamo trovato traccia rettangolare – tecnicamente si chiamano lesioni a stampo – sul torace della vittima. Chi ha ucciso doveva essere molto forte e ha esercitato una notevole pressione.”

Infine il medico ha ipotizzato, sulla base degli elementi in suo possesso, che il killer possa essere mancino dato che la maggior parte delle ferite inflitte si trovano sulla parte destra della vittima e probabilmente anche più alto della vittima data la presenza di alcune ferite dall’alto verso il basso (ma potrebbero anche esser state inflitte quando il corpo si trovava adagiato a terra). Tutte le ferite rinvenute sono state causate quando il marmista era ancora vivo. 

L’accusa è sostenuta in aula dal sostituto procuratore della Repubblica Gloria Andreoli. La difesa di Sciortino è rappresentata dagli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello. Si torna in aula il 18 aprile. 

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