Agrigento

Raffadali, la mafia dietro l’omicidio di Pasquale Mangione: 5 indagati (c’è anche figlio della vittima, gestore locale “Il mangione”)

C’è mano mafiosa nell’omicidio del pensionato Pasquale Mangione, 69 anni trovato morto in contrada Modaccamo, nelle campagne di Raffadali, il 2 dicembre del 2011. Lo si comprende bene dall’atto inviato a cinque persone iscritte nel registro degli indagati che preannuncia lo svolgimento dell’incidente probatorio (accertamenti irripetibili su Dna e cartucce trovate sul luogo del delitto). […]

Pubblicato 5 anni fa

C’è mano mafiosa nell’omicidio
del pensionato Pasquale Mangione, 69 anni trovato morto in contrada Modaccamo,
nelle campagne di Raffadali, il 2 dicembre del 2011.

Lo si comprende bene dall’atto inviato a cinque persone iscritte nel registro degli indagati che preannuncia lo svolgimento dell’incidente probatorio (accertamenti irripetibili su Dna e cartucce trovate sul luogo del delitto). Gli accertamenti cominceranno il prossimo 13 maggio a Palermo a cura del laboratorio di indagini chimiche e merceologiche del Gabinetto regionale di polizia scientifica

Il provvedimento predisposto dal pull di pubblici ministeri della Dda di Palermo che si occupa di mafia agrigentina (aggiunto Paolo Guido, sostituti Claudio Camilleri, Alessia Sinatra, Calogero Ferrara) firmato dal Pm Camilleri, stato è stato notificato a: Francesco Fragapane, ritenuto il boss di Santa Elisabetta, attualmente detenuto perché catturato nell’ambito dei blitz Montagna e Proelio; Antonino Mangione e Roberto Lampasona, altre due vecchie conoscenze della giustizia e ritenute vicine a Fragapane ed entrambi coinvolti nelle operazioni Montagna e Proelio; Angelo D’Antona, anche lui coinvolto nell’inchiesta dell’operazione Montagna e Francesco Mangione, figlio della vittima e gestore del locale pubblico ex birrificio “Il mangione”.

Dunque, da questo momento la Dda di Palermo gioca a carte scoperte informando, come prevede la legge, tutti gli indagati

Pasquale Mangione venne rinvenuto sfigurato nella tarda serata del due dicembre 2011 in una masseria di contrada Modaccamo, tra la frazione agrigentina di Montaperto e il paese di Raffadali. A pochi metri dal corpo senza vita dell’uomo, gli investigatori hanno rinvenuto in mezzo al fango, quattro cartucce calibro 7,65 di pistola inesplose. Sulla testa e in una spalla dell’uomo alcuni microforellini, che potrebbero anche essere riconducibili a colpi di arma da fuoco: una fucilata caricata a pallini.

Le indagini sono svolte dalla squadra Mobile di Agrigento e recentemente hanno ricevuto un nuovo impulso probabilmente grazie alle rivelazioni del pentito Giuseppe Quaranta, anche se il dato ufficialmente non viene confermato.

Peppe Quaranta è l’uomo che per
un periodo di tempo limitato gestì la famiglia mafiosa agrigentina per conto di
Francesco Fragapane.

Nulla si sa del movente almeno
per adesso ma tutti gli odierni indagati ad eccezione di Francesco Mangione,
seppur con ruoli diversi, sono stati coinvolti in indagini per mafia, droga,
truffe e abigeati.

Pasquale Mangione aveva sempre
lavorato i campi ma da adulto era riuscito a trovare un lavoro come operaio al Comune
di Agrigento.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *