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“Soldi per lavorare nella fantomatica base di Punta Bianca”: chiesti 3 rinvii a giudizio

Chiesto il processo per un 62enne di Favara e due fratelli di Canicattì

Pubblicato 2 anni fa

Il sostituto procuratore della Repubblica, Giulia Sbocchia, ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio a carico di Luciano Montemurro, 62 anni di Favara, e i fratelli Angelo e Diego Favara, 57 e 49 anni, di Canicattì. I tre sono accusati di associazione a delinquere, truffa e sostituzione di persona. La prima udienza preliminare è stata fissata il prossimo 6 aprile davanti il gup del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo. Tra le persone offese individuate, otto in totale, compare anche il Segretario Generale della Difesa, il generale agrigentino Luciano Portolano. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Calogero Meli, Paolo Ingrao e Angelo Nicotra.

Ai tre, con il ruolo di promotore che sarebbe stato ricoperto da Montemurro, viene contestato l’aver adescato oltre persone, perlopiù disoccupati e dunque con la speranza di trovare lavoro ma anche piccoli proprietari di imprese locali, promettendo loro di sistemarli definitivamente al Ministero della Difesa e in particolare in qualità di personale nella fantomatica base militare di Punta Bianca che – così affermavano – era in fase di costruzione. Tutto sarebbe stato possibile se si fossero rispettate due condizioni:non rivelare niente a nessuno, e dunque mantenere il segreto, e il pagamento di almeno 2.500 euro. E per rendere la truffa decisamente più credibile organizzavano riunioni in cui venivano mostrati plichi chiusi con timbri in ceralacca, venivano mostrati pre-contratti realizzati ad hoc e riportanti l’intestazione e addirittura i timbri falsi del Gruppo Interforze della Nato. 

A capo della banda ci sarebbe stato Montemurro che, durante le riunioni organizzate, si presentava come il “Cardinale Vescovo di Monreale”, personaggio di rilevante influenza sociale e politica. In diverse occasioni si sarebbero spacciati anche per collaboratori del Segretario Generale della Difesa, il generale agrigentino Luciano Portolano, indicandolo quale futuro comandante della fantomatica base militare di Punta Bianca. 

Le indagini sono state coordinate dal Procuratore Luigi Patronaggio e dal sostituto Giulia Sbocchia ed eseguite dai carabinieri della Compagnia di Canicattì guidati dal maggiore Luigi Pacifico.

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