Agrigento

Tentata estorsione a costruttori: condannati boss Massimino e suo braccio destro

In primo grado il boss Massimino era stato assolto

Pubblicato 3 anni fa

Sei anni di reclusione per il boss Antonio Massimino e cinque anni per il suo braccio destro Liborio Militello per tentata estorsione. Lo hanno stabilito i giudici della quarta sezione penale della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Giacomo Montalbano, che hanno in parte rivoluzionato il verdetto di primo grado dove il boss agrigentino era stato addirittura assolto mentre Militello era stato condannato a quattro anni di carcere.

La vicenda – coordinata dal pm della Dda di Palermo Claudio Camilleri – scaturisce dalle richieste estorsive di Massimino che, secondo l’accusa, avrebbe mandato in avanscoperta il suo braccio destro Militello a chiedere “un regalino come tutte le persone che lavorano” ai costruttori agrigentini Ettore e Sergio Li Causi. Questi ultimi non hanno però esitato minimanete, contrariamente a quanto avviene molto spesso in queste occasioni, a presentarsi immediatamente negli uffici della Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento, guidata dal vicequestore Roberto Cilona, e denunciare quanto accaduto con coraggio. E adesso, a distanza di quasi sei anni dai fatti, i due imprenditori hanno avuto la conferma che, nonostante le difficoltà, avere il coraggio di denunciare è sempre la via maestra da percorrere oltre che un messaggio positivo da lanciare a tutti gli onesti lavoratori.

Tre gli episodi contestati due dei quali erano stati annullati dal Riesame perché ritenuti insussistenti. Si tratta di tentativi di estorsione aggravata, tutti commessi ai danni dei Li Causi, noti imprenditori edili di Agrigento. In una veniva contestato ai due imputati di avere chiesto il pizzo ai costruttori per una palazzina in costruzione in via Mazzini. Militello, il 16 ottobre del 2015, sarebbe andato negli uffici dell’imprenditore e del figlio per avvisarli che bisognava fare “un regalino come tutte le persone che lavorano” con la minaccia che lo mandavano “quelli di Agrigento”. Per questo episodio è stato ritenuto colpevole il solo Militello.  Il terzo episodio, che sarebbe avvenuto il 18 aprile, riguarda la vicenda dell’imprenditore Gambino che, secondo l’accusa, si sarebbe rivolto proprio a Massimino per riscuotere un credito di 85 mila euro che vantava nei confronti dei Li Causi.  Negli scorsi giorni sia il boss Antonio Massimino che il braccio destro Liborio Militello erano stati condannati nell’ambito della maxi inchiesta “Kerkent”: venti anni per il primo e otto anni al secondo.

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