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Caso Sea Watch: Procura apre inchiesta, Salvini si scaglia contro premier Conte: “Nessuno può darmi ordini”

La Procura della Repubblica di Agrigento ha deciso di aprire un fascicolo d’inchiesta anche sul caso “Sea Watch”. Il procuratore aggiunto Salvatore Vella, che si trova a Lampedusa per l’interrogatorio dell’armatore della nave “Mare Jonio”, si sta recando in banchina dove, fra non molto, dovrebbero giungere i 18 migranti autorizzati, dal Viminale a sbarcare. Il fascicolo, che […]

Pubblicato 5 anni fa

La Procura della Repubblica di Agrigento ha deciso di aprire un fascicolo d’inchiesta anche sul caso “Sea Watch”. Il procuratore aggiunto Salvatore Vella, che si trova a Lampedusa per l’interrogatorio dell’armatore della nave “Mare Jonio”, si sta recando in banchina dove, fra non molto, dovrebbero giungere i 18 migranti autorizzati, dal Viminale a sbarcare. Il fascicolo, che verra’ aperto, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e’ attualmente a carico di ignoti.

Il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e il pubblico ministero, Alessandra Russo, hanno rinviato, alle prossime settimane, l’interrogatorio del comandante della Mare Jonio, Massimiliano Napolitano, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione. La decisione dei pm e’ arrivata dopo avere visionato tutti i documenti e riletto i verbali del primo interrogatorio, quello dell’armatore Beppe Caccia, altro indagato. I magistrati intendono valutare bene tutto il materiale raccolto durante sei ore di interrogatorio negli uffici della Guardia di Finanza di Lampedusa.

Governo sull’orlo della rottura per la questione migranti, ad una settimana dalle Europee. Matteo Salvini parte all’attacco del premier Giuseppe Conte sulla vicenda della Sea Watch, la nave della Ong tedesca bloccata a 15 miglia da Lampedusa dopo aver soccorso 65 persone e ribadisce il suo no a qualsiasi apertura dei porti: “Non c’e’ presidente del Consiglio o ministro Cinquestelle che tenga, in Italia i trafficanti di esseri umani non arrivano piu'”.

Immediata la replica dell’altro vicepremier Luigi di Maio: “la sua arroganza ricorda quella di Renzi, di uomini soli al comando ne abbiamo gia’ avuti e non ne sentiamo la mancanza”. La rabbia di Salvini esplode tra un appuntamento elettorale e l’altro a Milano, ma la nave sembra solo il pretesto che nasconde il vero motivo che rischia di far cadere il governo: lo scontro sul decreto sicurezza bis con il quale il titolare del Viminale punta da un lato a stroncare il lavoro delle Ong in mare, con sanzioni impossibili da sostenere, e dall’altro a modificare il codice della navigazione spogliando il ministero delle infrastrutture delle competenze in materia di “transito e sosta” delle navi nelle acque territoriali. Dal Viminale dicono che “i compiti a casa sono stati fatti” e il testo e’ inattaccabile dal punto di vista tecnico e normativo, dunque puo’ andare in Consiglio dei ministri lunedi’. Ma sono le stesse fonti ad ammettere che il problema e’ tutto e solo “politico”, con i cinquestelle che, appoggiati dal premier, stanno cercando di fare di tutto per rinviare l’esame a dopo le elezioni. Gia’ di prima mattina Salvini mette le cose in chiaro sulla Sea Watch, prendendosela anche con i magistrati: “se vogliono indagarmi facciano pure”. “Erano prima in acque libiche e poi in acque maltesi, ma mettendo a rischio la vita degli immigrati a bordo vogliono a tutti i costi arrivare in Italia. Questi non sono soccorritori ma scafisti e come tali verranno trattati”.

Alla Guardia di Finanza e alla Guardia Costiera viene dunque ribadita la stessa indicazione, prima ancora che la procura di Agrigentoapra un fascicolo ipotizzando il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico di ignoti: la Sea Watch non deve entrare nelle acque territoriali italiane e deve far rotta per la Tunisia. Il ministro autorizza pero’ lo sbarco di 18 soggetti “vulnerabili”: 7 bambini, altrettante madri, 3 padri e un migrante con gravi problemi di salute. Una mossa che va letta nell’ottica di non lasciare all’alleato-avversario alcun pretesto per bloccare il decreto. Che pero’ per il momento resta sospeso visto che e’ lo stesso Conte a dire che il Cdm “non e’ stato ancora fissato”.

Ma il premier aggiunge anche che, sul tema dei migranti, l’Italia “ha sempre rispettato i diritti fondamentali delle persone e non ha mai consentito che morisse nessuno per nostra iniziativa”. Parole che suonano come un’apertura al possibile sbarco e che innescano l’attacco di Salvini. Al quale replicano prima fonti di governo dei 5S, parlando di “imbarazzante schizofrenia politica” visto che per il caso Diciotti al ministro “andava benissimo la gestione collegiale del Governo” e ora invece “sostiene che nessuno deve dargli ordini”. E poi di Maio, con parole ancora piu’ dure. “Il presidente del Consiglio ha tutto il sostegno mio e del governo – dice il vicepremier – non posso commentare la prepotenza e l’arroganza di questo tipo, che ricorda Renzi quando gli chiedevano di far dimettere la Boschi. Una prepotenza che aumenta quando la Lega e’ in difficolta’ con gli scandali di corruzione”. Ma il leader dei cinquestelle non si ferma qui. “Per la legge dei grandi numeri, se tutti pensano una cosa e c’e’ un singolo contrario, forse ha torto il singolo. Di uomini soli al comando ne abbiamo gia’ avuti in Italia e non ne sentiamo certo la mancanza”. 

Intanto sempre a Lampedusa don
Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, ha incontrato l’equipaggio della
Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans. Insieme ad altre associazioni ha
partecipato ad un’iniziativa alla Porta di Lampedusa per chiedere “porti
aperti”.

“Il male – dice don Ciotti
ha tre grandi complici: il silenzio, l’indifferenza, l’inerzia e bisogna
aggiungere anche la viltà e la mancanza di coraggio. Tante tragedie della
storia, ad esempio l’olocausto, sono avvenute anche grazie al concorso di
queste forme di complicità morale e materiale. L’equipaggio della Mare Jonio di
Mediterranea Saving Humans ha avuto il merito di opporsi a questo male, a questa
perdita di umanità e civiltà. Sono cittadini, esempio di responsabilità e
integrità morale, e invece c’è chi ai più alti livelli della ‘politica’ pensa
di incriminarli. Ma se una colpa hanno è quella di ‘restare umani’ in un tempo
in cui rischiamo di essere schiacciati dal cinismo, dall’indifferenza, dalla
sete di potere. Un tempo dove la ‘politica’ salvo rare eccezioni è diventata
strumento di discriminazione e accanimento verso i deboli, braccio armato e
legalizzato dell’ingiustizia”.

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