Cronaca

Corruzione a Favignana, arrestati sindaco, ex vicesindaco e capo Vigili urbani

Il sindaco di Favignana, Giuseppe Pagotto, l’ex vicesindaco Vincenzo Bevilacqua, il comandante della Polizia municipale, Filippo Oliveri, e una dipendente di una compagnia di navigazione di Napoli, sono agli arresti domiciliari in seguito da un’inchiesta sull’aggiudicazione del contratto di fornitura di acqua potabile, mediante navi cisterna, nelle isole minori della Sicilia. La Guardia di Finanza […]

Pubblicato 4 anni fa

Il sindaco di Favignana, Giuseppe Pagotto, l’ex vicesindaco Vincenzo Bevilacqua, il comandante della Polizia municipale, Filippo Oliveri, e una dipendente di una compagnia di navigazione di Napoli, sono agli arresti domiciliari in seguito da un’inchiesta sull’aggiudicazione del contratto di fornitura di acqua potabile, mediante navi cisterna, nelle isole minori della Sicilia.

La
Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza per 11 persone emessa dal Gip di
Trapani. Sono 24 gli indagati. Il danno erariale è stimato in 2 milioni di
euro.

Dunque, oggi, al termine di una complessa indagine di polizia giudiziaria coordinata dai Pubblici ministeri Rosanna Penna e Matteo Delpini della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trapani, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di 11 misure cautelari personali (di cui otto coercitive della libertà personale e 3 interdittive) emessa dal Gip di Trapani nei confronti di altrettante persone, tra cui il Sindaco del Comune di Favignana Giuseppe Pagoto (agli arresti domiciliari), indagati a vario titolo per reati di corruzione, peculato, falso ideologico in atti pubblici, frode in pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi.

Nel
complesso è stata disposta l’applicazione di 4 arresti domiciliari, 3 divieti
di dimora, 1 obbligo di dimora e 3 misure interdittive dell’esercizio di un
pubblico ufficio.

Gli arresti
domiciliari sono stati disposti, oltre che nei confronti del primo cittadino di
Favignana, anche a carico del comandante della Polizia Municipale, Filippo
Oliveri, dell’ex vice sindaco Vincenzo Bevilacqua nonché di una dipendente di
una compagnia di navigazione con sede in Napoli. Un assessore del medesimo
comune, Giovanni Sammartano, è stato invece destinatario della misura del
divieto di dimora.

Le
indagini sono state compiute dalla Tenenza di Favignana che, nel settembre
2017, era stata delegata dalla Procura della Repubblica di Trapani ad
approfondire il contenuto di uno scritto anonimo in cui veniva segnalata una
non trasparente gestione del Comune di Favignana nonché diversi presunti abusi
d’ufficio commessi dal Sindaco e da altri amministratori e funzionari pubblici
di quell’ente.

Le
investigazioni, dopo aver dato preliminare conferma di alcune delle ipotesi di
reato prospettate nella delazione anonima, sono state successivamente
effettuate con l’ausilio di prolungate intercettazioni telefoniche ed
ambientali, le quali hanno consentito di disvelare un più ampio scenario di
generale e diffusa illegalità nel funzionamento dell’apparato amministrativo
dell’ente comunale, facendo emergere la sistematica e piuttosto disinvolta
commissione di molteplici illeciti con particolare riguardo alla gestione delle
risorse e degli approvvigionamenti idrici, agli affidamenti di lavori e servizi
pubblici afferenti all’Area marina protetta delle Isole Egadi, alle attività
ispettive di competenza della locale Polizia municipale ed alle trattazioni di
pertinenza del settore finanziario e dell’ufficio tecnico.

E’
stato, in particolare, accertato un accordo corruttivo tra il sindaco, il vice
sindaco pro tempore e un assessore del Comune di Favignana con i referenti ed
alcuni dipendenti di una compagnia di navigazione partenopea e di altra società
di capitali con sede a Roma, entrambe facenti parte di un unico Raggruppamento temporaneo
di imprese (Rti) che ha ottenuto dal Ministero della Difesa l’aggiudicazione
del contratto di fornitura di acqua potabile, mediante navi cisterna, nelle
isole minori della Sicilia.

Al
riguardo è emerso dalle indagini un sistematico scambio di favori, che ha visto
alcuni funzionari comunali omettere volutamente l’effettuazione dei prescritti
controlli sul quantitativo di acqua potabile trasportata e scaricata dalle navi
della società di navigazione, nonché attestare falsamente la fornitura di
quantitativi superiori a quelli effettivamente erogati rappresentando
mensilmente al competente assessorato regionale Energia e servizi di pubblica
utilità – Dipartimento acqua e rifiuti – un fabbisogno di acqua potabile
artatamente gonfiato, allo scopo di consentire un ingiusto vantaggio
patrimoniale per le società concessionarie del servizio di approvvigionamento
idrico sull’isola con connesso danno erariale accertato per circa 2 milioni di
euro.

Dal
canto loro gli imprenditori illecitamente favoriti da tale collaudato illecito
sistema “ricompensavano” i pubblici funzionari con varie utilità, tra cui
l’assunzione di parenti e conoscenti quali lavoratori dipendenti in seno alla
predetta compagnia di navigazione partenopea o mediante l’elargizione di
contributi annuali di svariate migliaia di euro a favore del Comune di
Favignana, che dal sindaco venivano poi ridistribuiti alle varie associazioni
coinvolte nell’organizzazione della festa patronale.

Le
indagini hanno inoltre rivelato la commissione ad opera del primo cittadino,
soprattutto durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative
svoltesi nel mese di giugno 2018, di svariati abusi ed illeciti, con la
collaborazione del compiacente comandante della locale Polizia Municipale.
Infatti, da un lato, è stato intenzionalmente omesso di espletare i dovuti
controlli di competenza della Polizia municipale nei confronti di taluni
cittadini e di titolari di attività commerciali che appoggiavano la candidatura
del sindaco, mentre d’altro lato sono stati concertati ed effettuati mirati
controlli nei confronti di quanti erano ritenuti avversari politici del sindaco.

In tale
ambito le indagini hanno permesso di accertare un esplicito accordo corruttivo
tra il sindaco ed il Comandante della Polizia municipale, appalesatosi in
diverse intercettazioni ambientali e telefoniche, in virtù del quale
quest’ultimo richiedeva ed otteneva, quale prezzo del suo complice asservimento
alle abusive direttive del sindaco, la proroga del proprio contratto lavorativo
in atto e la successiva stabilizzazione a tempo indeterminato, unitamente
all’assegnazione dell’incarico ad interim di responsabile dell’Area marina
protetta delle Isole Egadi, dopo che il precedente responsabile era stato
destinato a svolgere l’attuale funzione di direttore del Parco nazionale del
Vesuvio.

Tra i
colpiti dalle misure cautelari personali figura proprio il precedente direttore
dell’Area marina protetta delle Isole Egadi, destinatario della misura
coercitiva dell’obbligo di dimora nel comune di Roma ed indagato per varie
fattispecie di reato, tra cui ipotesi di corruzione in concorso col sindaco,
legate all’assegnazione dei servizi ausiliari della predetta Area marina
protetta a due cooperative sociali di Favignana.

Nella
fattispecie il sindaco, tramite il direttore pro tempore dell’Area marina
protetta, ha garantito alle predette cooperative l’assegnazione diretta dei
servizi ausiliari della medesima Area marina protetta promettendo altresì la
stabilizzazione di parte del loro personale all’interno di tale ente e
ricevendo come controprestazione l’assunzione di persone a lui vicine che hanno
appoggiato la sua campagna elettorale nel corso delle citate elezioni amministrative
del 2018.

E’ stato
accertato inoltre che il sindaco ricompensava il direttore pro tempore
dell’Area marina protetta elargendogli somme di denaro pubblico ed altre
utilità non dovute, come ad esempio il rimborso di spese connesse a numerosi
viaggi effettuati per finalità private al di fuori dalla Sicilia e fatti
surrettiziamente figurare quali missioni istituzionali, nonché promettendogli
uno strategico incarico di consulenza per la gestione dell’Area marina protetta
successivamente alla cessazione dell’incarico di direttore.

L’operazione
ha consentito in definitiva di far luce su un sistema corruttivo
politico-affaristico, consolidato da tempo, basato sull’asservimento della
funzione elettiva e pubblica ad interessi meramente personali, elettorali ed
economici, con gravi conseguenze in termini di abusivo dispendio di risorse
pubbliche.

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