Agrigento

Omicidio Lupo, Gip durissimo: “Barba ha ucciso sapendo di contare sull’insuperabile omertà dei testimoni”

L’indagato potrebbe subire la vendetta dei familiari della vittima

Pubblicato 3 anni fa

Il Gip del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, come è noto, ha convalidato il provvedimento di fermo a carico di Giuseppe Barba, 66 anni, accusato da carabinieri e Procura della Repubblica di essere l’autore dell’omicidio di Salvatore Lupo, 45 anni, ex presidente del Consiglio comunale di Favara ed imprenditore, assassinato con tre colpi di revolver calibro 38 all’interno della gelateria “Snack american bar”, nel pomeriggio dello scorso ferragosto.

Un delitto che sin da subito aveva fatto risaltare un movente plausibile, ossia dissapori e odio originati dalla separazione tra la figlia del presunto assassino, Maria, detta Giusi, e la vittima. Poi, la difficilissima partita della divisione dei beni, un’aggressione subita da Barba in piazza, davanti a tutti ad opera di Lupo, avrebbero fatto maturare l’idea della vendetta.

Le indagini dei carabinieri hanno messo in rilievo anche altre cose importanti che Provenzano definisce “troncanti” e decisivi: l’auto di Barba che segue a ruota quella della vittima come documentato dalle telecamere di videosorveglianza; la presenza di entrambi all’interno del bar, nonché la presenza copiosa di tracce di polvere da sparo all’interno dell’auto in uso a Barba.

Il Gip, tuttavia, nelle sue undici pagine di provvedimento, spiega al meglio ed in maniera convincente le ulteriori ragioni che  lo hanno indotto a riconoscere i gravi indizi di colpevolezza a carico di Barba. E sono parole forti. Anzi, fortissime: “La lite intervenuta nello spiazzo antistante lo Snack american bar  tra Salvatore Lupo e  Giuseppe Barba aveva innescato desiderio di rivalsa del Barba. Il movente del delitto è, appunto, rappresentato dalla volontà di lavare con il sangue l’onta che Giuseppe Barba aveva subito il 15 maggio 2021 essendo stato aggredito e colpito, oltre che umiliato pubblicamente nel suo ruolo  di uomo forte e di “rilievo” a Favara, dal genero Salvatore Lupo con il quale aveva già notoriamente motivi di astio per quanto sopra esposto e nei confronti del quale aveva già profferito, gravi minacce, anche di morte. Significativamente, e non può il fatto ritenersi una mera coincidenza, l’omicidio avviene all’interno dello stesso locale, Snack american bar, dinanzi al quale si era consumata la lesa maestà di Barba per l’offesa subita esattamente tre mesi prima, il 15 maggio, dal genero. L’autore del reato ha agito con la sicurezza dell’insuperabile omertà dei probabili testimoni, che connota quel contesto territoriale, contando su di essa egli si reca ad uccidere il genero, che evidentemente stava seguendo, come si può dedurre dalla sincronia con cui i due arrivano, a distanza di poco più che un minuto, nello stesso posto e nello stesso locale, arrivando quindi  con la propria macchina e a viso scoperto. Il gesto doveva essere plateale, saputo da tutti, altrimenti sarebbe stato irrilevante, ma coperto dalla totale omertà che è subito scattata.

Barba, evidentemente, non ha tenuto nel conto della presenza di occhi meccanici, quali le video riprese sparse sul territorio, che hanno registrato fedelmente la sequenza inconfutabile dei fatti che si sono verificati”.

Un altro passaggio della misura cautelare, oltremodo delicato, è questo e fa riferimento alla necessità di trattenere in carcere Giuseppe Barba laddove, spiega il Gip Provenzano: “… che esistono i presupposti della reiterazione del reato “laddove appare possibile e concreta una imminente radicalizzazione del conflitto con il nipote Calogero, figlio del morto, che avrebbe manifestato l’intenzione di vendicare il padre”.

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