Giudiziaria

Anziano legato, picchiato e ucciso a Palma di Montechiaro: il caso approda in Cassazione 

Il ricorso è stato avanzato dalla badante dell’anziano, condannata nei due gradi di giudizio a 23 anni di reclusione

Pubblicato 1 mese fa

Il caso dell’omicidio di Michelangelo Marchese, novantenne di Palma di Montechiaro brutalmente ucciso all’interno della sua abitazione nell’estate 2020, approda in Cassazione. L’udienza è stata fissata per il prossimo 15 maggio quando i giudici ermellini dovranno valutare il ricorso avanzato da Dana Mihaela Nicoletta Chita, badante romena già condannata a 23 anni di reclusione per omicidio. L’imputata, difesa dall’avvocato Giuseppe Lipera del foro di Catania, chiede alla Cassazione di annullare la sentenza emessa lo scorso settembre dai giudici della Corte di Assise di Appello di Palermo.

Per la difesa della donna “la pena confermata, atteso il superficiale e lacunoso quadro meramente indiziario dal quale scaturisce il precedente procedimento, è manifestamente eccessiva, sproporzionata e iniqua”. Il brutale omicidio, che ha sconvolto l’intera comunità palmese, si è consumato in un appartamento in via Pietro Attardo. Era l’11 luglio 2020. Il cadavere di Marchese fu ritrovato dai carabinieri con mani e piedi legati. Dell’uomo non si avevano notizie da alcuni giorni così sono intervenuti i Vigili del Fuoco appositamente giunti da Licata. Quando hanno aperto la porta d’ingresso Marchese giaceva, legato, senza vita. Già una prima ispezione del medico legale nell’immediatezza dei fatti aveva escluso la morte naturale. 

L’autopsia, poco dopo, aveva confermato l’omicidio. Le indagini, condotte sul campo dai carabinieri della Compagnia di Licata, e dai militari della stazione di Palma di Montechiaro, si sono fin da subito concentrate sulla badante dell’anziano che era stata pure sentita subito dopo il delitto. La svolta nelle indagini si ha con il ritrovamento dell’auto della vittima in possesso di un pregiudicato di Canicattì che ha confermato la circostanza che la donna, dopo l’omicidio, lo avesse contattato per far sparire la macchina. La donna, secondo la ricostruzione, dopo aver compiuto la rapina e ucciso l’uomo avrebbe lasciato la casa a soqquadro fuggendo con l’auto della vittima. L’imputata è stata anche condannata al risarcimento delle parti civili costituitesi, rappresentate dagli avvocati Vito Cangemi e Giuseppe Fabio Cacciatore.

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