“Appalti e mazzette”, la riunione intercettata all’Aica: le critiche a Di Mauro di Cantone, Triassi e Agnello
Per la Squadra mobile il parlamentare avrebbe mantenuto influenze dentro l’assessorato all’Energia grazie alla conferma nel ruolo del suo segretario particolare Giovanni Campagna
Un appalto di 37 milioni di euro per rifare la tanto attesa rete idrica di Agrigento ad un Consorzio di imprese che non avrebbe avuto i requisiti per aggiudicarselo. Un cantiere che stenta a partire con le ditte interessate che non hanno né i mezzi né gli operai da impiegare. Infine, più di un dubbio sulla legittimità e l’utilizzo di 10 milioni di euro stanziati dalla Regione “a titolo di anticipazione” per avviare i lavori, circostanza – questa – peraltro contestata formalmente – come già vi abbiamo raccontato due giorni fa con altro articolo – e che adesso merita un ulteriore approfondimento – dal Ministero dell’Economia al Dipartimento acqua e rifiuti dell’Assessorato regionale dell’Energia. È questo lo scenario ipotizzato dalla Procura di Agrigento, guidata da Giovanni Di Leo, nella ormai nota inchiesta “appalti e mazzette” che ipotizza un vero e proprio “sistema” in grado di pilotare le gare pubbliche e, nel caso specifico, quella relativa alla rete idrica della Città dei templi. Una tesi supportata (evidentemente) da un’attività investigativa “monstre” della Squadra mobile di Agrigento: intercettazioni a tappeto, trojan, pedinamenti, acquisizione di documenti.
Proprio l’attività di intercettazione a carico dell’ex assessore regionale all’Energia, Roberto Di Mauro, fornisce diversi spunti a inquirenti e investigatori. Due i momenti ritenuti di grande interesse, entrambi avvenuti nel gennaio scorso. Ad inizio mese viene captata una conversazione tra l’onorevole ed il suo segretario Giovanni Campagna (anche lui indagato) in cui quest’ultimo informava l’assessore che il Mistero dell’Economia aveva inviato una pre-impugnativa con la quale aveva chiesto chiarimenti sull’anticipazione di 10 milioni di euro per la rete idrica, sollevando dubbi sulla legittimità. Neanche un’ora più tardi viene intercettata una seconda conversazione, questa volta tra il segretario Campagna e una dirigente del Dipartimento acqua e rifiuti, anch’essa avvisata dell’impugnativa del Ministero. Quest’ultima, in effetti, ribadiva l’insensatezza di quei 10 milioni anticipati (“È una cosa inutile questi dieci milioni”) al suo interlocutore che, di contro, rispondeva “tu sai come nasce tutto, giusto?”. La dirigente, evidentemente perplessa, ribadiva nuovamente “Io non ho capito perchè questi 10 milioni sono stati messi, me lo spiegate?”.
Il secondo momento, evidentemente ritenuto di grande rilievo investigativo da Procura e Squadra mobile, avviene alla fine del mese di gennaio quando grazie ai trojan vengono intercettate due riunioni nella sede di Aica. Nella prima, avvenuta il 21 gennaio 2025, partecipano – oltre a Di Mauro – anche il direttore generale Claudio Guarneri, il presidente Settimio Cantone, il Rup Gaspare Triassi ed il direttore dei lavori, Pietro Agnello. Al centro della discussione vi era la figura del sindaco di Maletto, Giuseppe Capizzi, l’imprenditore che si era aggiudicato l’appalto della rete idrica di Agrigento. Quasi tutti i presenti (certamente Triassi, Cantone e Agnello) sollevano dubbi sulla figura di Capizzi: chi, come Triassi, sosteneva che non soltanto non poteva rapportarsi con la Pubblica Amministrazione ma nulla era stato fino a quel momento nonostante entità e importanza del progetto; chi, come Agnello, che aveva rappresentato a Di Mauro come il Capizzi ha presentato documenti come se i lavori li dovesse fare l’azienda del padre (mai accreditata singolarmente da Aica), lacune nei documenti relativi ai mezzi e infine la presenza di una società nel Consorzio (ritenuto una “scatola vuota”) mai vista prima e il cui amministratore non si sarebbe mai presentato. Anche il presidente Cantone, probabilmente stupito, si chiedeva il motivo per il quale chi si era aggiudicato l’appalto non sembrasse intenzionato a portare avanti i lavori. L’ipotesi di inquirenti e investigatori è sostanzialmente questa: con un ribasso del 30% per aggiudicarsi l’appalto, l’intenzione era quella di prendere parte del finanziamento e non proseguire i lavori. Una seconda riunione viene captata il 27 gennaio e questa volta partecipano, oltre ai presenti dell’ultima volta, anche Giovanni Campagna e il tanto “discusso” imprenditore Capizzi. A margine dell’incontro quest’ultimo parla con Di Mauro esponendo le difficoltà organizzative non avendo a disposizione le circa cento maestranze tra operai, escavatoristi e idraulici. Capizzi propone così a Di Mauro di individuare una serie di piccole imprese da aggregare per ovviare al problema. L’ex assessore, secondo quanto ricostruito, nei giorni successivi si attiverà per trovare quanto richiesto presentando al sindaco di Maletto un ex dipendente del Parco archeologico e un imprenditore definito “suo figlioccio”.
Per gli investigatori della Squadra mobile, che relazionano il procuratore capo Giovanni Di Leo e il sostituto procuratore Rita Barbieri, Roberto Di Mauro avrebbe mantenuto una sua influenza all’interno dell’assessorato all’Energia e ai Servizi di Pubblica utilità anche dopo essersi dimesso nell’aprile scorso. Infatti, annotano gli investigatori, con la conferma nell’incarico del fedelissimo Giovanni Campagna, segretario particolare dell’assessore. Lo si evince da una intercettazione tra Campagna e la moglie laddove il primo rassicura la donna affermando di aver saputo, dopo un colloquio con il parlamentare agrigentino, che sarebbe rimasto al suo posto.
Conferma puntualmente arrivata per poi svanire con le dimissioni di Campagna a seguito dello scandalo causato dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Agrigento “Appalti e mazzette”.