Giudiziaria

Blandina svela i traffici con Favara e Catania: auto imbottita di cocaina e mandata ai clan etnei

Il lampedusano comparso oggi davanti al Gup del Tribunale di Agrigento non sapeva nulla dell'operazione Levante

Pubblicato 1 anno fa

Udienza rinviata all’8 marzo per legittimo impedimento del Gup, Micaela Raimondo che sta processando – rito abbreviato – il lampedusano Ignazio Umberto Blandina, il trafficante di cocaina divenuto stamani con l’esecuzione di undici fermi, il protagonista principale dell’inchiesta “Levante”.

Blandina che è detenuto, si è presentato regolarmente in udienza e non sapeva del fermo eseguito nella notte grazie alle sue dichiarazioni. Assistito dal suo legale, avv. Salvatore Tirinnocchi, ha preso atto delle novità e segnato la data di rinvio del processo che lo vede alla sbarra.

La decisione di collaborare con la giustizia è stata presa durante l’ultimo periodo natalizio quando ha preso coscienza di non aver trovato il sostegno dei suoi complici e nemmeno di alcuni parenti coinvolti nel traffico di droga. Ai pubblici ministeri, il procuratore capo reggente Salvatore Vella e il sostituto Giulia Sbocchia, dopo natale, ha comunicato di voler rispondere a tutte le domande fornendo ampia collaborazione. Ed ha disegnato alcuni scenari importanti che hanno caratterizzato l’isola di Lampedusa: dal ritrovamento di oltre 200 chili di cocaina, ad opera di alcuni pescatori, in fondo al mare alla gestione dei traffici con Favara e Catania, oltre lo spaccio nell’isola soprattutto nel periodo estivo che nelle Pelagie dura almeno otto mesi.

L’improvvisa immissione nel mercato lampedusano di tanta cocaina ha fatto saltare le regole di mercato. Nell’isola i prezzi erano stati ribassati (anche per qualità della cocaina che risultava compromessa per essere stata a contatto con l’acqua di mare) e gli spacciatori locali non si rivolgevano più ai precedenti fornitori. Ciò ha creato allarme tra le fila del clan catanese che gestiva lo spaccio sull’isola (clan Aiello) che d’improvviso si è visto estromesso dal lucroso giro.

Dall’allarme alle contromisure è stato tutto un attimo: la droga da quel momento invece che partire da Catania e arrivare sull’isola fece il percorso inverso. Se ne sono occupati nello specifico Francesco e Cristoforo Romano che organizzando un finto trasferimento di un’auto guasta dall’isola sino a Catania, l’hanno riempita di cocaina che è arrivata sulle piazze di mezza Sicilia.

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