Favara, sequestro beni a Maria Barba apre nuova pista sul movente dell’omicidio Lupo
Nella cassaforte della giustizia sono finiti 750 mila euro e un sospetto da fugare
Dieci immobili e due conti correnti, dal valore complessivo di 750 mila euro, sono stati sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento all’imprenditrice favarese Maria Barba, 40 anni, operante nel settore dell’assistenza ad anziani e disabili.
Il provvedimento è firmato dal procuratore di Agrigento Salvatore Vella e dal sostituto Gloria Andreoli. Il sequestro è stato convalidato dal Gip Micaela Raimondo.
Maria Barba è indagata dalla Procura di Agrigento per appropriazione indebita ed auto riciclaggio. La donna è l’ex moglie di Salvatore Lupo, ex presidente del Consiglio comunale di Favara, ucciso nel giorno di Ferragosto all’interno di un bar del centro cittadino a colpi di pistola. Per questo delitto è imputato Giuseppe Barba, con l’accusa di omicidio volontario, padre dell’odierna indagata.
La stessa è attualmente sotto processo per un presunto giro di estorsioni ai dipendenti della coop sociale Suami di Licata.
E c’è proprio la cooperativa Suami al centro dell’odierna inchiesta e la compravendita, ritenuta di fatto fittizia, di Palazzo Cafisi a Favara.
L’attenzione degli inquirenti si è posata su un documento extra-giudiziale, cioè al di fuori del vaglio dell’Autorità giudiziaria, sottoscritto dai legali dell’indagata, secondo il quale la compravendita dell’immobile sarebbe stata palesemente fasulla e finalizzata all’ottenimento dei soldi in barba ad ogni regola e legge.
Detto documento, definito dal procuratore Vella contro legge, è stato prodotto in una vicenda extra-giudiziale e successivamente finito nelle mani degli inquirenti, esattamente un mese prima, luglio 2021, dell’omicidio di Salvatore Lupo, ex marito dell’odierna indagata, e che ha portato in carcere Giuseppe Barba, genitore di quest’ultima. E questa vicenda, legata al patrimonio contesto tra Barba e Lupo ha acceso un campanello d’allarme negli investigatori aprendo un nuovo scenario sul delitto di Ferragosto di Totò Lupo ed aggiungendo una ulteriore e ben fondata pista investigativa ancora non completamente scandagliata che disegna un nuovo movente, non solo quello dei dissapori familiari legati alla separazione tra Lupo e Maria Barba, detta Giusy, che affonda le radici sulla gestione e sul possesso di un ingente patrimonio immobiliare, commerciale e monetario.
Secondo la Procura di Agrigento, infatti, la donna avrebbe ricoperto contemporaneamente i ruoli di compratore e venditore, essendo amministratrice di fatto della Suami (finita nel frattempo al centro di vicende giudiziarie) e allo stesso tempo proprietaria dell’immobile, al fine di appropriarsi di 750 mila euro.
Maria Barba è indagata anche per autoriciclaggio. In particolare gli inquirenti le contestano di aver impiegato le somme dell’appropriazione indebita in operazioni speculative quali l’accensione di polizze assicurative per un valore di 700 mila euro e un investimento in diamanti per un valore di 50 mila euro.