Gip Marino depone nel processo Montante: “Mi disse la devi smettere”
“Io non ho mai avuto stima di Antonello Montante. Avevo chiaramente percepito che questa funzione che aveva assunto di tutore della legalità era inaccettabile per la magistratura. La figura di Montante era assolutamente di contrarietà e mi stupivo di come certi colleghi potessero dargli spazio. Non faccio riferimento al dottore Sergio Lari che si era […]
“Io non ho mai avuto stima di Antonello Montante. Avevo chiaramente percepito che questa funzione che aveva assunto di tutore della legalità era inaccettabile per la magistratura. La figura di Montante era assolutamente di contrarietà e mi stupivo di come certi colleghi potessero dargli spazio. Non faccio riferimento al dottore Sergio Lari che si era accorto di alcune di queste contraddizioni”.
Lo ha dichiarato
il magistrato Nicolò Marino, ex assessore della giunta regionale di Rosario
Crocetta, e attualmente Gip al tribunale di Roma, chiamato a deporre al
processo sul cosiddetto “sistema Montante” che si celebra in
ordinario.
“Nel periodo in cui ero assessore ero
convinto che la mia nomina fosse legata a un progetto di governo in cui
credevo. Avevo stima del presidente Rosario Crocetta –
racconta il magistrato – e avevo stima di
Beppe Lumia. Quell’occasione la percepii come una strada. Capii che era venuto
il tempo di andare via da Caltanissetta e accettare quell’incarico. I contrasti
nacquero per la gestione della discarica di Siculiana. Un giorno quando ancora
ero assessore ricevetti una chiamata da Lumia che mi diceva devi venire a
Palermo perchè Antonello Montante e Ivan Lo Bello ti vogliono parlare. Io non
andai, vennero loro. Eravamo all’hotel Excelsior di Catania. Neanche il tempo
di sedermi e Montante si alza e mi dice ‘la devi smettere di creare dossier sul
mio conto. Altrimenti so io cosa fare’. A quel punto dissi che me ne andavo. Lo
Bello stava zitto e Lumia cercava di placare gli animi. Montante
sostanzialmente mi contestava la posizione pubblica contro Giuseppe Catanzaro
che gestiva una delle più grosse discariche in Sicilia, quella di Siculiana.
Catanzaro ci aveva chiesto il rilascio di un’autorizzazione per l’ampliamento
della discarica ma per rilasciarla era necessario, così come previsto per
legge, che venisse realizzato un impianto per il trattamento dei rifiuti”.
Al
processo sul “Sistema Montante”, in corso a Caltanissetta, l’ex
assessore all’Energia della Giunta Crocetta e magistrato Nicolò Marino, ha
anche parlato delle motivazioni che lo hanno spinto ad accettare l’incarico politico.
“Accettai l’incarico di assessore perchè mi
allettava il programma di governo e cioè contrastare il monopolio delle
discariche private e privilegiare il pubblico. Facemmo la sesta vasca di
Bellolampo, poi la gara per la discarica di Gela che ostacolava il monopolio di
Siculiana e a Messina per contrare la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea.
Riuscimmo a fare tre gare. Quando Crocetta – ha
concluso il magistrato – capì che io
andavo dritto per la mia strada, iniziò ad attaccarmi pubblicamente perchè non
condivideva più la mia azione. Ero diventato un problema”. “Linda Vancheri rappresentava Montante e
basta non faceva dichiarazioni e non era in grado di prendere decisioni in
Giunta. Beppe Lumia invece l’ho definito il governatore ombra perchè era una
presenza costante nella stanza del presidente Crocetta. Anche per conto suo
faceva incontri con politici, con i sindacati. Era sempre presente”.
In aula
si è parlato anche di video compromettenti.
“Un video che riguardava me? Non ne so
nulla, so che ne ha parlato Alfonso Cicero nelle sue dichiarazioni. Del video
‘hot’ di Crocetta invece lo appresi da fonti dell’Arma di Gela. Quando il magistrato Nicolò Marino rassegnò le
sue dimissioni da assessore regionale della giunta Crocetta “partì una
vera e propria guerra da parte dei vertici regionali di Confindustria. So che il dottore Amedeo Bertone – ha
aggiunto – ha trasmesso alla procura di Catania un intero incartamento di
esposti che partivano da anonimi dove si dice di tutto di più su di me su
quando ero magistrato a Caltanissetta. Tra le tante cose si diceva anche che mi
era stata messa una casa a disposizione dall’ingegnere Pietro Di Vincenzo.
Emergeva quasi che io ero il male assoluto. Non ho presentato denuncia perchè
sono persona offesa, vittima di questo ‘dossieraggio'”.
Il
processo è stato aggiornato al 21 settembre.