Giudiziaria

L’omicidio del cardiologo Alaimo, altri tre testimoni in aula

Questa mattina hanno testimoniato in aula il medico legale, un'infermiera e un medico che aveva in cura l'imputato

Pubblicato 1 anno fa

Nuova udienza del processo a carico di Adriano Vetro, il bidello favarese che lo scorso anno ha ucciso con un colpo di pistola il cardiologo Gaetano Alaimo all’interno dell’ambulatorio di via Bassanesi a Favara. Questa mattina, davanti i giudici della Corte di Assise di Agrigento presieduta da Giuseppe Miceli, sono comparsi altri tre testimoni presenti nella lista della parte civile. Si tratta di un’infermiera che aveva avuto un contatto con l’imputato qualche settimana prima dell’omicidio; di un medico che aveva avuto in cura Vetro a San Cataldo e del medico legale Alberto Alongi. Quest’ultimo, rispondendo alle domande delle parti, ha riferito in aula quanto emerso dall’autopsia da lui effettuata sulla salma del cardiologo. Con le deposizioni di oggi si è conclusa la lista dei testimoni della parte civile. Il prossimo 25 ottobre, invece, sarà la volta dei testi e dei consulenti chiamati invece dalla difesa dell’imputato.

La difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Santo Lucia e Sergio Baldacchino, sostiene da tempo l’incapacità di intendere e volere del bidello. Una tesi sposata anche dal consulente nominato dalla Corte di Assise, la psichiatra Cristina Camilleri. Circostanza, quella dell’infermità mentale, contestata aspramente invece dalle parti civili, rappresentate dagli avvocati Giuseppe Barba e (che assiste i familiari) e Vincenzo Caponnetto (che rappresenta l’Ordine dei medici). Vetro è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi e per questo motivo non ha potuto neanche beneficiare del rito abbreviato. Il delitto del cardiologo è avvenuto all’interno della clinica nel centro di Favara. Il bidello si è presentato senza appuntamento in ambulatorio, non ancora aperto al pubblico, e ha esploso un solo colpo, letale, di pistola calibro 7.65. Alla base del fatto di sangue, che ha sconvolto l’intera comunità di Favara, il mancato rilascio di un certificato medico indispensabile per ottenere il rinnovo della patente di guida

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