Agrigento

“Mafiosi e parenti col reddito di cittadinanza”: 14 rinvii a giudizio ad Agrigento

In 4 vanno al rito abbreviato e uno degli imputati ha patteggiato

Pubblicato 2 anni fa

Il gup del tribunale di Agrigento Giuseppe Miceli ha disposto il rinvio a giudizio a carico di 14 imputati coinvolti in un’inchiesta della Guardia di Finanza che ipotizza una truffa sul reddito di cittadinanza che sarebbe stato incassato indebitamente anche da persone condannate per mafia e parenti.

La prima udienza del processo è stata fissata il prossimo 5 ottobre davanti il giudice Agata Genna. L’inchiesta è coordinata dal pm Gloria Andreoli.

Si tratta di: Ignazio Sicilia, Enzo Quaranta, Luigi Messana, Giovanni Calogero Scozzaro, Carmelina Virone, Paola Quaranta, Calogera Sferlazza, Rosalia Calacione, Lucia Cacciatore, Pasquale Alaimo, Angelo Pirrera, Gesua Presti, Rita Spallino, Monia Russello. 

In quattro hanno scelto il rito abbreviato: Vincenza Genco, Maria Spoto, Maria Rita Cutaia e Sergio Cusumano. Per loro la prima udienza è stata fissata il 7 novembre.

Carmelina Signorina Gelo, moglie del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, ha patteggiato una condanna a dieci mesi e venti giorni.

Ad alcuni di loro si contesta di avere ottenuto l’erogazione del beneficio nonostante avessero riportato delle condanne per associazione mafiosa, che sono ostative per legge. Ad altri, coniugi o parenti di mafiosi, si contesta di avere omesso di dichiarare l’esistenza della condanna per incassare un contributo superiore. Pasquale Alaimo ha scontato 13 anni di reclusione per l’accusa di essere stato il braccio destro del capo provinciale di Cosa Nostra, Maurizio Di Gati. 

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