Giudiziaria

Porto Empedocle, aiutò aspirante poliziotto a suicidarsi: condannato

Per la morte di Mirko La Mendola, 26enne morto suicida sulla spiaggia di “Punta Grande” tra Porto Empedocle e Realmonte

Pubblicato 2 anni fa

Due anni, due mesi e venti giorni di reclusione. E’ questa la condanna inflitta dal tribunale dei Minori di Palermo ad un sedicenne nisseno per il reato di omicidio del consenziente in seguito alla morte di Mirko La Mendola, suicidatosi a 26 anni la sera del 25 agosto sulla spiaggia di “Punta Grande” tra Porto Empedocle e Realmonte. I giudici hanno altresì riconosciuto la sospensione della condizionale disponendo la scarcerazione del minore. Quest’ultimo era detenuto dal 13 dicembre scorso all’istituto penale “Malaspina” di Palermo. La Procura dei minori di Palermo, con il procuratore Claudia Caramanna e i sostituti Francesco Grassi e Massimo Russo, aveva chiesto la condanna dell’imputato a 6 anni di reclusione. 

Questa la ricostruzione degli inquirenti accolta parzialmente dal tribunale dei minori: durante la settimana compresa tra il 18 e il 25 agosto scorsi, La Mendola si recò a Roma per sostenere le prove per l’accesso alla Polizia di Stato, carriera alla quale aspirava più di ogni altra cosa. Si trattava dell’ultimo tentativo possibile per raggiunti limiti d’età. Dopo aver superato le prime prove il 23 agosto, però, fu giudicato non idoneo, vendendo così svanire la possibilità di coronare il proprio sogno. Accantonata anche l’idea di proporre un ricorso contro l’esclusione, il giovane profondamente deluso e frustrato, ancora prima di fare rientro a Caltanissetta da Roma, avrebbe maturato la volontà di farla finita (già velatamente avanzata in una serie di messaggi prima della partenza per il concorso), condividendola con l’amico minorenne. “I due si sono scambiati numerosi e dettagliati messaggi – hanno spiegato gli investigatori durante l’esecuzione della misura cautelare -, nei quali veniva programmata la realizzazione del suicidio, che avrebbe visto partecipare attivamente anche il minorenne”. Fu deciso il giorno, il luogo e l’utilizzo dell’arma da fuoco legalmente detenuta dalla vittima. Pochi minuti prima di compiere l’insano gesto, La Mendola lasciò una serie di drammatici messaggi vocali per salutare alcuni amici e le persone che gli erano state vicine, mentre il minorenne era lì con lui. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Rosario Didato mentre l’imputato è difeso dall’avvocato Calogero Buscarino.

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