Uccide i genitori con 50 coltellate, si allungano i tempi per la perizia psichiatrica su Sedita
L'imputato è comparso per la seconda volta in aula ma potrebbe essere l'ultima: ha dichiarato di essere stanco del viaggio e di voler rinunciare a partecipare alle prossime udienze
Si allungano i tempi per conoscere i risultati della perizia psichiatrica su Gioacchino Sedita, il trentaquattrenne che lo scorso anno uccise con quasi cinquanta coltellate padre e madre nell’appartamento che condividevano a Racalmuto. I due psichiatri incaricati dalla Corte di Assise presieduta da Giuseppe Miceli, gli specialisti Leonardo Giordano e Osvaldo Azzarelli, hanno chiesto e ottenuto ulteriori sessanta giorni di tempo per depositare la super perizia chiedendo al giudice di poter effettuare ulteriori accessi nella casa circondariale di Siracusa dove attualmente è detenuto l’imputato.
Una circostanza che potrebbe voler dire molto soprattutto sui tanti dubbi ancora da sciogliere. I due esperti sono chiamati a rispondere alla domanda madre dell’intero processo: Sedita è in grado di intendere e volere? Il quesito dovrà necessariamente trovare risposta il prossimo 6 giugno quando i due psichiatri compariranno in aula per riferire sul punto. Di fatto l’esito del processo dipende quasi esclusivamente dai risultati della perizia. La Corte di Assise di Agrigento ha concesso ulteriori due mesi per poter sciogliere qualsiasi riserva. Intanto questa mattina è nuovamente comparso in aula , per la seconda volta dall’inizio del dibattimento, Salvatore Gioacchino Sedita. E potrebbe anche essere l’ultima sua apparizione considerando che l’imputato ha dichiarato di essere stanco e provato dal tragitto effettuato fino ad Agrigento e di voler già da adesso rinunciare a partecipare alla prossima udienza.
La Corte di Assise ha ritenuto fondamentale disporre ulteriori accertamenti sulle condizioni di Sedita alla luce anche dei pareri contrastanti emersi durante il processo. Due perizie, eseguite dagli psichiatri Lorenzo Messina e Gaetano Vivona, hanno stabilito che Sedita “va considerato capace di intendere e di volere al momento del reato e in atto è capace di partecipare coscientemente al procedimento che lo riguarda”. Ma la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Ninni Giardina, ha prodotto la sentenza con cui lo stesso Sedita è stato condannato lo scorso ottobre dal tribunale d Agrigento (per maltrattamenti sull’ex compagna) in cui emerge invece un parziale vizio di mente. Le persone offese sono difese dagli avvocati Giuseppe Zucchetto, Giuseppe Barba e Giuseppe Contato. L’accusa è rappresentata in aula dal sostituto procuratore Elenia Manno.
L’omicidio si consuma nel giorno di santa Lucia, in un appartamento del piccolo centro dell’agrigentino. Giuseppe e Rosa stavano pranzando ma la tavola era apparecchiata per tre. A far scattare l’allarme era stato un vicino di casa che, chiamando una delle figlie, raccontò dell’assenza di Giuseppe alla festa organizzata proprio per il suo pensionamento. I sospetti sono subito ricaduti sul figlio Salvatore, ragazzo con un passato complicato caratterizzato da maltrattamenti e uso di sostanze stupefacenti. In un primo interrogatorio sconclusionato, reso al sostituto procuratore Gloria Andreoli, Sedita ha negato le sue responsabilità dichiarando di vedere i fantasmi, di chiamarsi in un altro modo e di aver incontrato anche l’uomo nero. In un secondo interrogatorio, questa volta davanti il gip Francesco Provenzano, Sedita cambiò versione confessando il duplice omicidio. All’origine del massacro ci sarebbero i contrasti con i genitori che, a suo dire, non l’avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa.