Agrigento

Agrigento, al cine Astor la prima di “Quasi12 – Nessun colpevole”. La storia del piccolo Stefano Pompeo (vd e ft)

Sarà proiettato per la prima volta, martedì prossimo alle ore 20 al cinema Astor di Agrigento il documentario “Quasi12-Nessun colpevole” che narra la tragica vicenda del piccolo Stefano Pompeo, un ragazzino di 11 anni di Favara che venne ucciso per errore, il 21 aprile 1999 da un commando mafioso: esattamente 20 anni fa. Una seconda […]

Pubblicato 5 anni fa

Sarà proiettato per la prima volta, martedì prossimo alle ore 20 al cinema Astor di Agrigento il documentario “Quasi12-Nessun colpevole” che narra la tragica vicenda del piccolo Stefano Pompeo, un ragazzino di 11 anni di Favara che venne ucciso per errore, il 21 aprile 1999 da un commando mafioso: esattamente 20 anni fa. Una seconda proiezione, il prossimo 27 aprile, si terrà alle 20,30 al Teatro San Francresco di Favara. Il documentario è stato prodotto da Fuoririga ed è stato scritto e diretto dal giornalista Gero Tedesco. Le musiche originali sono di Davide Lo Iacono e degli Eimog, il montaggio è di Davide Sclafani, la ricerca storica di Silvio Schembri, Gero Tedesco e Michele Ruvolo, la fotografia di Manuela Lino, le riprese sono di Marco Martorana e Davide Sclafani.

Venti anni fa i colpi di fucile squarciarono il silenzio tra le campagne di Agrigento e Favara. Fucilate esplose all’indirizzo di un fuoristrada di proprietà di un presunto boss di Cosa Nostra favarese. I sicari erano convinti di avere fatto centro, di avere eliminato il nemico. Ma si sbagliavano. A morire fu il piccolo Stefano Pompeo, che aveva appena undici anni. I killer scrissero la parola fine sulla giovane vita di un ragazzino, figlio di gente perbene, che con la criminalità non c’entrava nulla. Tanti incredibili coincidenze hanno fatto in modo che la tragedia si consumasse. Il padre di Stefano, quel giorno libero dal suo lavoro di macellaio in un supermercato, venne chiamato a sezionare un maiale da dei compaesani che avevano organizzato una cena in una casa colonica. Stefano cercò di convincere il padre a poterlo seguire, il padre aveva detto un secco “no”, ma il bambino si intrufolò in macchina. Arrivati in campagna Stefano, appassionato di fuoristrada, chiese all’autista del presunto boss, che stava andando a comprare del pane che qualcuno aveva dimenticato, di potere andare con lui su quell’auto tanto ammirata. A pochi chilometri però, ad aspettare quel fuoristrada, sul quale i sicari credevano ci fossero il presunto capo mafia e il suo austista, c’era un commando. L’autista rimane illeso, per Stefano nulla da fare. La corsa in ospedale fu inutile. Stefano morì così a undici anni, quasi 12. Da quel giorno nessuno è stato indagato per la morte del bambino, nessuno ha mai rivelato particolari sull’agguato, nessuno ha promosso la riapertura del caso. La morte di un bambino è finita così nell’oblìo. La famiglia non ha neppure mai avuto riconosciuto nessuno dei benefici tra quelli previsti per le vittime di mafia, dallo Stato.

Il documentario “Quasi12. Nessun colpevole” ripercorre, per la prima volta, l’intera vicenda facendo parlare, tra gli altri, i protagonisti, loro malgrado, di una tragedia dimenticata: la mamma, il padre, l’ex componente della Commissione parlamentare antimafia Giuseppe Scozzari, l’insegnante del piccolo,  Carmela Di Caro, il giornalista Franco Castaldo che si occupò del caso. A spiegare come sia potuto accadere che nulla è stato mai fatto per trovare la verità è il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella. 

“Si tratta di una storia incredibile – dice Gero Tedesco. Si tratta dell’omicidio di un bambino che è caduto quasi totalmente nell’oblìo. Abituati, ormai, al sezionamento di fatti di cronaca fa specie e rabbia che, ben 20 anni dopo, dell’assassinio di Stefano non si sappia praticamente nulla. Nessuno è mai stato condannato e addirittura nessuno è mai stato indagato. Da qui il sottotitolo del documentario che mette in evidenza che i colpevoli ci sono, ma non per la legge. Stefano Pompeo aspetta ancora giustizia. Questo documentario ha come obiettivo quello di scuotere le coscienze, di fare riaprire il caso e di cercare di dare un nome, un volto, un’identità agli assassini di Stefano. Abbiamo cercato di risvegliare emozioni, di svegliare coscienze assonnate. Da ogni testimonianza, in Quasi12, trapela una commozione genuina e lacerante che deve trovare ascolto. “Quasi12″ vuole che non si dimentichi che su quel fuoristrada poteva esserci ognuno di noi. Dimenticare Stefano sarebbe come ucciderlo un’altra volta”. 

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