Apertura

Mafia: 36° anniversario strage Chinnici: il ricordo di Alberto Di Pisa

Domani saranno ricordati il giudice istruttore Rocco Chinnici, i carabinieri della scorta, maresciallo Mario Trapassi e appuntato Salvatore Bartolotta, ed il portiere dello stabile in cui abitava il magistrato, Stefano Li Sacchi, nel 36° anniversario della strage di via Pipitone Federico, avvenuta il 29 luglio del 1983, a Palermo. Nel capoluogo siciliano saranno presenti il […]

Pubblicato 6 anni fa

Domani
saranno ricordati il giudice istruttore Rocco Chinnici, i carabinieri della
scorta, maresciallo Mario Trapassi e appuntato Salvatore Bartolotta, ed il
portiere dello stabile in cui abitava il magistrato, Stefano Li Sacchi, nel 36°
anniversario della strage di via Pipitone Federico, avvenuta il 29 luglio del
1983, a Palermo.

Nel
capoluogo siciliano saranno presenti il comandante interregionale Carabinieri
“Culqualber”, generale Luigi Robusto, il comandante della legione
carabinieri “Sicilia”, generale Giovanni Cataldo, i familiari dei caduti.
Alle 9.30, in via Pipitone Federico, verrà deposta nel luogo dell’eccidio, una
corona d’alloro. Poi, alle 10, sarà celebrata una messa nella chiesa di San
Giacomo dei militari, all’interno della caserma “Carlo Albero Dalla
Chiesa”, sede del comando legione Carabinieri Sicilia e verranno
commemorati i caduti. Cerimonie anche a Misilmeri e Cefalù, nel palermitano, ed
a Partanna, nel trapanese.

Grandangolo
vuole rendere onore al magistrato trucidato dalla mafia con un ricordo dell’ex
pubblico ministero Alberto Di Pisa che Chinnici conobbe molto bene e che
intervenne il giorno dell’eccidio:

“Parlare di
Rocco Chinnici e ricordarne la figura mi suscita sempre emozione. Con Rocco
Chinnici negli anni in cui sono stato alla Procura della Repubblica di Palermo,
si era instaurato un rapporto non soltanto di natura professionale ma anche e
soprattutto di profonda amicizia, stima ed affetto.

Ricordo ancora come, durante lo svolgimento del periodo di tirocinio, spesso andavo a trovarlo all’Ufficio istruzione dove lui si recava quasi ogni pomeriggio portando con sé Giovanni allora un bambino alquanto vivace e in quelle occasioni leggendo le carte dei processi da lui trattati apprendevo molto non soltanto professionalmente ma soprattutto dal punto di vista umano. Ricordo ancora, a riprova del rapporto che ci legava come, quando la figlia Caterina che aveva vinto il concorso in magistratura dovette effettuare il prescritto periodo di tirocinio in Procura, Rocco volle che fosse affidata a me cosa che naturalmente mi gratificò particolarmente perché dimostrava la stima e la fiducia che nutriva nei miei confronti. Purtroppo quel 29 luglio del 1983 il destino volle che il giorno della strage di via Pipitone Federico fossi io il magistrato di turno che intervenne sul luogo della strage per il compimento degli atti urgenti.

 Come è stato scritto da Paolo Borsellino, se
coloro che idearono e attuarono la strage ritennero di avere decapitato l’Ufficio
istruzione e di averlo ridotto alla resa si sbagliarono. Rocco Chinnici era ed
è vivo nel cuore di tutti noi che poi costituimmo, in Procura e all’Ufficio
istruzione il cd pool antimafia e che raccogliemmo il testimone. Chinnici, a
chi gli chiedeva quale fosse stata la reazione dei giudici trapanesi di fronte
all’assassinio del collega Ciaccio Montalto rispose: “Questo è un messaggio onesto e chiaro che voglio lanciare alla mafia:
noi giudici siciliani non ci arrenderemo mai, non avremo mai rassegnazione o
paura. Per ognuno che cade ce ne sono altri dieci disposti a proseguire con
maggiore impegno, coraggio, determinazione” .

Non vi è
dubbio che gli eventi successivi gli hanno dato ragione.

Se
rileggiamo alcuni degli scritti di Rocco Chinnici ci rendiamo conto come con
grande lucidità ed intuito fin dal 1981 egli si era formata una visione chiara
del fenomeno mafioso e ciò senza disporre di quelle acquisizioni probatorie di
cui oggi disponiamo non ultime quelle che ci sono state fornite dai
collaboratori di giustizia. E ciò appare ancora più apprezzabile se si tiene
conto del fatto che in quel periodo non vi era una grande attenzione per il
fenomeno mafioso e si tendeva più che altro a rassegnarsi alla convivenza con
la mafia.

Quando nel
1979,in piena guerra di mafia in corso, divenne dirigente dell’Ufficio
istruzione di Palermo svolse una intensa attività volta a potenziare la
struttura dell’ufficio da lui diretto al fine di renderla più efficiente nel
contrasto alla criminalità mafiosa cominciando ad invertire la tendenza di
quella che era allora la realtà giudiziaria.

La sua non
comune capacità di lettura del problema-mafia e la forza di carattere fecero sì
che egli innovasse il metodo di lavoro, assumendo su di sé la gran parte delle
principali istruttorie sugli omicidi, in un tentativo di visione strategica del
fenomeno e di coinvolgimento più diretto di alcuni magistrati di quell’Ufficio,
a cominciare da Borsellino e di altri magistrati, cui assegnò sempre più
complessi processi di mafia riguardanti, in particolare, fatti ed aree omogenei
Si può dire che gettò le basi di quello che poi con il suo successore Caponetto
sarebbe stato il c.d. pool antimafia dell’Ufficio istruzione, cui corrispondeva
il pool antimafia costituito presso la Procura della Repubblica e di cui io,
insieme ad altri colleghi, facevo parte. Rocco Chinnici era consapevole dei
notevoli rischi personali che la sua attività comportava soprattutto dopo gli
omicidi di Pio La Torre e del generale Carlo Alberto Dalla chiesa, delitti che
lo avevano profondamente scosso, come ebbe a dirmi nel corso di uno dei nostri
colloqui che spesso il pomeriggio avevamo nella sua stanza di consigliere
istruttore. Ma certamente questi delitti non lo avevano fatto desistere
dall’impegno nella lotta alla mafia ed anzi lo avevano stimolato a lavorare con
sempre maggiore abnegazione. Basta ricordare con quali e quanti sacrifici
personali e familiari affrontò l’istruzione del c.d. maxi processo alle cosche
mafiose, processo che ha retto a tutte le verifiche dibattimentali fino in
Cassazione. E lo sforzo di Rocco Chinnici in questa indagine si può meglio
comprendere se si tiene conto del fatto che i dieci anni precedenti erano stati
caratterizzati dalla più completa inerzia investigativa per cui bisognava
colmare un vuoto non facile da colmare.

Ma parlando
di Rocco Chinnici non si può omettere di ricordare che fu il primo ad avere
chiaro il connubio tra mafia e politica che poi, in anni recenti ha trovato
conferma nelle emergenze processuali e nelle sentenze di condanna che ne sono
derivate. In una intervista ebbe a dichiarare all’intervistatore che gli
chiedeva se si potesse parlare di un tale connubio: “La mafia stessa è un modo di fare politica mediante la violenza, è
fatale quindi che cerchi una complicità, un riscontro, una alleanza con la
politica pura, cioè praticamente con il potere……una cosa è certa esiste una
connessione profonda fra mafia e politica”.

E sempre in
tale intervista a proposito della legge La Torre allora da poco approvata ebbe
a dire che tale legge costituiva uno strumento di eccezionale validità in
quanto consentiva di colpire il mafioso nel cuore della sua stessa attività e
ciò mediante le indagini nelle banche, il controllo sugli appalti e sub
appalti. Parole che a distanza di oltre 30 anni sono estremamente attuali come
dimostrato dagli ingenti patrimoni che sempre più spesso vengono sequestrati e
confiscati ai mafiosi  proprio in virtù
della legge La Torre.

Il ricordo
e il sacrificio di Rocco Chinnici devono rimanere impressi nella memoria di tutti
gli italiani come quella di un uomo, di un giudice che ha contrastato la
criminalità mafiosa, con coraggio, con abnegazione fino al sacrificio della
propria vita. Rocco Chinnici deve essere sempre ricordato da tutti coloro che
vogliono che il nostro paese sia liberato da quel cancro che è la mafia.

Quando come
oggi ricordiamo Chinnici o leggiamo le sue parole o quando altri magistrati
proseguono la lotta di Chinnici di Terranova, di Costa, di Falcone, di
Borsellino e di tutti gli altri caduti nella lotta contro la mafia, ciò
significa salvare e prolungare un frammento della sua vita e delle sue idee.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *